Le donne principali vittime delle violenze sul web, con i social network non sempre efficaci nell’oscurare le violazioni o sostenere campagne “antiviolenza”, ma spesso veicolo di odio e umiliazioni. Oltre un miliardo i tweet sessisti registrati nell’ultima indagine curata dall’Osservatorio italiano sui diritti Vox, su un campione di 2 miliardi di contatti complessivi. Un dato indicativo che preoccupa e rischia di trasformare la rete in un pericolo oltre territorio e senza confini così come spiegato dall’ingegnere informatico Luigina Quarta, consulente per diverse Procure italiane.
Perché tante donne sono vittima di violenza sui social?
“La violenza purtroppo segue i tempi in cui viviamo e sta velocemente evolvendo nella sua complessità. Dall’ambito lavorativo e familiare negli ultimi anni abusi e offese sessiste sono finiti sul web, aggravandosi ulteriormente in quest’ultimo periodo. Vittime di violenza sono soprattutto le donne, con l’età anagrafica che si è di molto abbassata, interessando anche minorenni”.
Che ruolo hanno in questo i fenomeni del “sexting” e del “revenge porn”?
“Parliamo di trappole della rete. In pratica è uno scambio di contenuti video o fotografici su atti sessuali virtuali che ha preso piede tra i giovani. All’apparenza l’invio di questo materiale tramite chat potrebbe apparire qualcosa di privato, un gesto forse inconsapevole della coppia, che nel caso del sexting viene “raccolto” da adescatori che poi ricattano o divulgano i contenuti sul web delle ragazze coinvolte. Più grave ancora è invece il reato del “revenge porn” spesso effettuato per vendetta, da uomini che non accettano la fine di una relazione e consapevolmente diffondono in rete i video privati a sfondo sessuale, con la sola intenzione di umiliare e “punire” davanti alla rete illimitata l’ex compagna. E questa è la peggior violenza che aguzzini consapevoli causano ai danni delle donne, con conseguenze purtroppo terribili”.
Reati quindi amplificati dalla rete e che non sempre trovano soluzioni immediate. Come intervenire?
“Contrastare questi fenomeni tempestivamente, nonostante il costante impegno delle forze dell’ordine, non è semplice. Il web “oscuro” purtroppo non ha limiti e corre più velocemente rispetto alla burocrazia. Le soluzioni infatti possono richiedere tempi lunghi, anche se l’introduzione di alcuni algoritmi sui social o l’individuazione dei codici “Ip” e “Mac”, permettono di oscurare i video e di individuare fonte e dispositivi da cui è stato caricato il materiale in rete. Il web è un territorio minato che può ledere anche più della realtà la dignità delle persone coinvolte, occorre quindi fare molta attenzione nel tutelare la propria privacy e se si è vittima di violenza bisogna denunciare sempre”.