Nelle vicende storiche di Magliano hanno trovato poco spazio due medici, Rosato e Aureliano Demitry, padre e figlio, originari di Magliano. Rispetto alla produzione storiografica concessa ad Antonio Miglietta, medico nativo di Carmiano, padre della terapia vaccinica, i Demitry hanno avuto una scarsa attenzione, limitata quasi esclusivamente ad Aureliano per aver studiato e pubblicato diverse terapie farmacologiche. Del padre Rosato invece poche e sintetiche notizie, oscurato anche per l’impegno profuso, come aderente alla massoneria murattiana, per essersi speso nella lotta antiborbonica. Eppure padre e figlio sono stati medici-patrioti che Magliano può orgogliosamente vantare, pionieri in Terra d’Otranto dei principi della rivoluzione francese che sono alla base della moderna democrazia occidentale.
Rosato Demitry nasce a Magliano nel 1774, formandosi presso il seminario di Lecce e laureandosi in Medicina nel 1796 a Napoli, dove si stabilisce ricoprendo il ruolo di aiutante medico nell’Ospedale degli Incurabili per poi ottenere la nomina di Chirurgo militare. Tornato in Puglia esercita la professione in provincia di Lecce per stabilirsi in seguito a Veglie, dove muore nel 1844. A Napoli entra in contatto con il compaesano Antonio Miglietta, collaborando nella ricerca e pubblicando nel 1819 Memoria teoretica sui fenomeni vaccinici, ma i due non entrano mai in sintonia se dopo qualche anno il Demitry si occupa di altro, interessandosi dapprima dell’uso dell’oppio nella terapia medica e poi allontanandosi del tutto da questi studi per interessarsi delle malattie degli ulivi di Terra d’Otranto e del fenomeno del tarantismo in Puglia. Rosato Demitry sposa Angela Miali Stasi, da cui nasce nel 1808 Aureliano, il maggiore dei 7 figli, che segue la stessa strada del padre, laureandosi nel 1829 in medicina a Napoli, la cui fortuna però va oltre le migliori aspettative. Sorprende la decisione di Aureliano di abbandonare subito la capitale del regno, tornando nella sua terra per sposare Concetta Illispagher di Taviano, figlia di un notaio del luogo. Un matrimonio fortunato anche se non coronato da figli. Nel Salento Aureliano si distingue non solo per gli studi di clinica medica con numerose pubblicazioni, ma anche per la lotta risorgimentale, per essere particolarmente attivo dopo il 1848, dando continuità alle idee espresse dal padre, che viene dal governo borbonico allontanato dagli incarichi amministrativi a Veglie per incompatibilità politica. Anche il figlio Aureliano ricopre nel 1860 la carica di sindaco di Taviano, ma prima va incontro a due procedimenti giudiziari nel 1850 e nel 1854 e sottoposto ad una stretta sorveglianza da parte della polizia borbonica. Il suo fervore patriottico fino alla improvvisa morte avvenuta nel 1861 non si rivela mai separato dalla ricerca medica, pubblicando innovativi studi, tra cui Caso grave di vomica polmonare cagionata da podagra retropulsa, Forma patologica di febbre efemera perniciosa colerica, Su una pomata avverso le emorroidi esterne, Sugli effetti di uno sciroppo d’Agave composto, Sull’efficacia dello Stramonio nelle affezioni tifoidee, Disfagia cardiaca curata colla belladonna, Effetti antispasmodici dell’acqua marina, Effetti dell’olio di fegato in laringite ulcerosa, Apoplessia polmonare con polipo nel ventricolo destro del cuore, Riflessioni patologiche sulle febbri tifoidee e sul presunto metodo per curarle col solfato di chinina, ed altri.
Paradossale che due medici patrioti originari di una famiglia maglianese sia stati prontamente assunti come propri dai due paesi di adozione, Veglie e Taviano, i cui amministratori hanno prolungato la loro memoria con l’intitolazione di vie e piazze. A Carmiano e a Magliano invece nulla, trattati come estranei e del tutto ignoti agli studiosi locali e al grande pubblico. E questo la dice lunga sulla cultura della classe politica che ha governato il paese.
Mario Spedicato