Lauretti: "La democrazia è morta? Chi l’ha uccisa?"
La democrazia è morta? Proviamo a scoprire insieme chi l'ha uccisa.
Alla luce di un sano e semplice ragionamento parrebbe più viva che mai. Basta guardarsi in giro e notare sia chi fa alcune affermazioni in un telegiornale, sia chi argomenta il contrario in un talk show, chi parla bene di Draghi e chi ne parla male, chi è "si vax" e chi "no vax".
Per dirla col compianto Rino Gaetano "Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca, chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori .... MA IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU". Perciò possiamo stare tranquilli. Addirittura c'è una tale quantità di libertà di pensiero e di azione che volteggia nel cielo blu che i Ricchi e Poveri direbbero "che confusione". E se invece anziché guardarci intorno iniziassimo a ispezionarci dentro? Quanti di noi si sentono veramente liberi di dire e di fare pubblicamente quello che pensano (sempre nei limiti consentiti dal buon senso e dalle leggi di uno stato il meno autoritario possibile)? Pochi, forse nessuno! Allora, se in questa società non tutti riescono ad esprimere liberamente quello che pensano la cosa è seria: la democrazia è morta! E Chi può averla uccisa? Max Pezzali potrebbe dire "chi sia stato non si sa, forse quelli della mala, forse la pubblicità"? Ecco appunto una possibile causa: la (cattiva) pubblicità. Termine col quale deve intendersi l'abilità di manipolazione delle menti umane tale da imporre sui mercati non solo prodotti di scarsa qualità, ma addirittura a prezzi maggiorati. É altresì noto che anche una semplice persona, analogamente a quanto avviene per un prodotto, può beneficiare di una pubblicità sapientemente orchestrata, tanto da trasformarsi in un personaggio importante fino ad apparire un mito. Certo non è tutta colpa della cattiva pubblicità. Essa, tuttavia, travisando la realtà, ci (dis)orienta nelle scelte, c’impedisce di essere autentici ed in certe situazioni ci rende simili al tipico personaggio che come “Fantozzi” pende dalle labbra del suo “capo”.
Il mio ragionamento porta a ipotizzare che molti cittadini, oggi come anche 10 anni fa e chissà da quanto tempo, abbiano disimparato a discutere tra di loro e ad organizzarsi per elaborare strategie di partecipazione e per proporre progetti concreti col solo scopo di realizzare il bene di tutti. Quindi, a mio avviso, se proprio dobbiamo andare a pescare i responsabili di una democrazia morta ammazzata basta riflettere su noi stessi e sul nostro comportamento in generale.
Volutamente restiamo indifferenti anche nei momenti importanti quali discussioni su problematiche di pubblico interesse o addirittura in occasione del voto per scegliere i nostri rappresentanti sia a livello nazionale che locale. Si tende a scegliere (non tutti per fortuna) non chi potrebbe impegnarsi per la collettività, quanto chi in futuro potrebbe favorirci. Anche analizzando il problema dal punto di vista sociologico, si può dire che la famiglia sembra aver abdicato al ruolo di formazione della coscienza civica dei figli e che la scuola appaia troppo impegnata nel tentativo di formare professionisti tecnicamente preparati, ma spesso privi di una coscienza critica circa il mondo reale. La stessa classe studentesca (anche in questo caso, non tutta per fortuna) che una volta si riuniva in assemblee per discutere non solo di problemi scolastici contingenti, ma soprattutto di problemi sociali proiettati nel futuro, ora è troppo impegnata a vivere un’esperienza virtuale sui social nel più completo isolamento che ha del surreale (eccezion fatta, ovviamente, per gli incontri virtuali imposti dalla pandemia in atto). La mia speranza, tuttavia, è che si tratti solo di “morte apparente” e che la democrazia possa risvegliarsi e presto. Ciò potrebbe avvenire solo col contributo di tutti. Alla prossima.