“Nel nome di Falcone e Borsellino e di tutti gli “angeli” del passato e del presente, di tutti gli uomini e le donne delle scorte, che quest’oggi – scrive il direttivo dell’associazione ACAM in un nota - abbiamo deciso di commemorare attraverso un’iniziativa social il 18° anniversario delle stradi di Capaci e via D’Amelio, in cui persero la vira Paolo Borselli, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti delle loro scorte Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Claudio Traina”.
Commemorazione social svolta durante tutto l'arco della giornata sulla pagina facebook dell’associazione, a cui hanno preso parte, attraverso dei contributi video e testo, la dirigente scolastica Paola Alemanno, dell’Istituto comprensivo “Zimbalo” di Carmiano e Magliano, il giornalista Vincenzo Maruccio, caposervizio della cronaca del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, l’avvocato Giancarlo Dei Lazzaretti, penalista del foro di Lecce iscritto all’albo dei Cassazionisti e il Gip del Tribunale di Lecce, Giovanni Gallo.
“Il nostro pensiero non si racchiude unicamente in questa giornata di celebrazione con un evento su Facebook – scrivono gli organizzatori Federico Spagnolo, Luca Tondi e Marco Furia - il nostro pensiero va oltre, siamo convinti che si debba insegnare ai ragazzi la via della legalità, imparare il rispetto delle regole, del senso civico, perché la battaglia alle Mafie parte da noi, dai nostri insegnamenti. Non si combatte unicamente contro un'organizzazione criminale particolarmente pervasiva, la battaglia deve partire da noi, per riaffermare i nostri diritti e le nostre libertà, a volte pensiamo che i diritti e le libertà possano essere limitati soltanto da un oppressore straniero o da un’occupazione armata, ma ci sono forme di dipendenza e di soggezione molto più subdole e molto più invasive, ma non per questo meno preoccupanti per la democrazia.
Anche noi come diceva Borsellino, – prosegue l’associazione nella nota social - crediamo che la lotta alle mafie debba essere innanzitutto “un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”. Crediamo ancora fermamente che il modo migliore per ricordare chi è morto nel nome di questi ideali e per questi valori sia quello di avere coscienza. Una coscienza che, partendo dalla morte di grandi Giudici e di grandi poliziotti, arrivi a scuotere il nostro io più profondo portandoci verso quella legalità che è parte di noi stessi senza timore di saper e dover cambiare con fare operoso, nel nostro piccolo, qualcosa, dopo tutto, come diceva Falcone, “che le cose vanno così non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. E allora uniamoci ancora una volta in questa lotta – chiosa il direttivo ACAM - che è anche e soprattutto lotta per la nostra dignità e la nostra libertà".