Il monito ai giovani da parte della famiglia dello sfortunato 20enne, morto nel tragico incidente stradale di sabato 20 giugno.
Nel silenzio della notte rivivo le immagini, i pensieri, le paure, lo sconforto e gli interrogativi che con maggiore intensità mi hanno pervaso in questi ultimi giorni e che hanno segnato per sempre la storia della nostra famiglia. Un'altra giovane vita volata via, quella di mio nipote Alessio. Un ragazzo premuroso, attento ai dettagli, disponibile con tutti; nello stesso tempo, la sua lieve ironia lo rendeva simpatico e divertente. L'educazione, la gentilezza e il suo dolce sorriso lo rendevano unico e speciale. Incontrarlo faceva bene al cuore. Non si tratta di frasi di circostanza o dettate soltanto dall'affetto dei familiari. Tutti coloro che lo hanno conosciuto lo hanno definito così: un ragazzo di altri tempi.
Solo 20 candeline spente lo scorso 27 aprile. Quale desiderio avrà espresso in quel soffio? Sicuramente tanti progetti, tanti sogni, mai più realizzabili.... Perché?
Per lenire la nostra sofferenza potremmo fare “a scaricabarile”, o dare la colpa “al destino crudele”. E se provassimo, invece, a fare un'analisi più profonda? Siamo certi che le famiglie assicurino ai propri figli il loro benessere? E cosa intendiamo quando si parla di “benessere”? Assecondare i propri figli in ogni desiderio, ogni richiesta?
Li aiutiamo a scoprire il valore e la bellezza della vita? E i ruoli di ogni componente familiare, sono rispettati?
Fino a qualche anno fa si sentiva parlare spesso di “alleanze educative”; ci sono ancora? La scuola e le diverse agenzie educative hanno la giusta autorevolezza per accompagnare nella crescita i figli che vengono loro affidati?
E poi? Quando un figlio non è più sotto la nostra stretta osservazione, perché maggiorenne, i vari organi di competenza sono capaci di garantire e tutelare la vita dei nostri ragazzi? Alessio e tante altre giovani vite non ci sono più e la lista, purtroppo, è molto lunga.
Si dice che la sicurezza sulle strade sia carente, ma chi si dovrebbe preoccupare per sopperire a tale carenza? Il comune? La provincia? La regione? Lo Stato? Non si può morire per una curva non segnalata, per un asfalto usurato o per dei ponti crollati. E gli organi di controllo? Dove sono? Si lasciano strade abbandonate a loro stesse e, purtroppo, ciò non è esente dal contribuire ai tragici incidenti.
Mi piace immaginare che ognuno di noi si ponga queste domande e che non restino sterili provocazioni, ma diventino un monito a una maggiore collaborazione per il rispetto della vita, perché la vita è una sola, è delicata e dev’essere trattata con cura.
E voi, cari giovani, non lasciate che un tragico evento come questo rimanga, nel tempo, un ricordo triste e lontano, ma cercate di trarne un insegnamento: divertitevi, ma abbiate anche paura; inseguite le vostre passioni, ma fatelo in maniera responsabile, per voi stessi, per i vostri amici e per coloro che vi circondano.
Gabriella Spagnolo