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Venerdì, 22 Novembre 2024
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Il ruolo del mental coach nei successi sportivi

Il ruolo del mental coach nei successi sportivi

Lo sport italiano che trionfa alle olimpiadi di Tokyo e agli europei di calcio mette in vetrina l’importante connessione tra mente e corpo dei suoi migliori atleti e ne svela la figura del mental coach. Le strabilianti performance dei neo campioni azzurri Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi, ori olimpici nell’atletica, rispettivamente nei 100 metri piani e nel salto in alto, ne sono la prova più esaltante per il mondo sportivo italiano che negli ultimi mesi è salito ai vertici mondiali conquistando grandi traguardi. Dalle prestazioni al top dei difensori azzurri Bonucci e Chiellini con la nazionale di calcio, al tennis con il secondo posto nel torneo di Wimbledon raggiunto da Matteo Berrettini. Alla base dei diversi obiettivi raggiunti, oltre le abilità fisiche dei singoli, forti motivazioni e grande tenuta mentale. Con il segreto del successo racchiuso nella simbiosi tra corpo e mente, sempre più spesso ricercato dagli sportivi nella figura del mental coach.

L’analisi di Cesario Manco, coaching salentino, con una laurea in marketing e comunicazione e il patentino di allenatore di calcio Uefa C. Dopo i successi di Tokyo sembra che ad incidere sui grandi risultati sportivi non sia fondamentale soltanto l’allenamento fisico, ma sempre di più conti anche quello della mente?

“Assolutamente si, nello sport come nella vita bisogna prefissarsi degli obiettivi concreti e poi lavorarci su quotidianamente per raggiungerli. Per questo occorre avere grandi motivazioni e una mente sgombra da paure o pensieri che frenano la performance migliore. Nessun campione in qualsiasi sport si è mai sottratto al duro allenamento prima di raggiungere il proprio traguardo, ma per questo serve concentrazione e la giusta connessione tra mente e corpo”.

Chi è e cosa fa un mental coach?

“E’ un professionista che allena la mente dell’individuo. In Italia grazie anche ai recenti successi di numerosi sportivi che hanno deciso di parlarne pubblicamente c’è grande curiosità verso questa figura, mentre in America è da oltre 40 anni che il mental coach affianca atleti o personaggi pubblici con ottimi risultati. Il mental coach tuttavia non dev’essere confuso con il semplice motivatore o con lo psicologo, bensì è un esperto che partendo dall’oggi guarda al domani della persona, ponendo di comune accordo con l’individuo degli obiettivi concreti da raggiungere. E per far questo occorre facilitare la conoscenza di stessi e del proprio corpo”.

Perché è soprattutto lo sportivo ad affidarsi al mental coach?

“Negli atleti può essere più evidente la difficoltà nel non riuscire ad esprimere il proprio potenziale e quindi si ricerca un aiuto. Molto cambia però tra sport individuali e sport di squadra. Nei primi c’è solo il singolo, mentre nelle squadre subentrano tante dinamiche di gruppo che rendono più complicato il lavoro. Molti calciatori dalle grandi capacità tecniche, probabilmente hanno fallito proprio per non sapere gestire le pressioni dell’ambiente”.

Quali sono le tecniche utilizzate per raggiungere l’obiettivo?

“Non esiste un metodo unico, si lavora sul singolo e ognuno ha il suo percorso da svolgere. In ambito sportivo certamente la respirazione è un esercizio fondamentale per percepire il proprio corpo, ma non è tutto. I messaggi si possono veicolare in più modi, dalle parole, alla musica ai gesti, purchè ci sia la volontà dell’atleta di mettersi in gioco, superare eventuali blocchi psicologici che possono derivare anche dalla vita privata e concentrarsi esclusivamente sulla performance. Il lavoro mentale è essenziale, nulla si può improvvisare e ogni successo parte da lontano per concretizzarsi nel tempo”.

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