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Sabato, 23 Novembre 2024
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In fuga dall'Afghanistan. Puglia terra di accoglienza

In fuga dall'Afghanistan. Puglia terra di accoglienza

In fuga dall'Afghanistan conquistato dai talebani i profughi in cerca di salvezza approdano sulle coste pugliesi. Un'onda migratoria via mare attesa nel sud Italia, e che preoccupa sempre più vista la situazione esplosiva a Kabul, tra incidenti e immagini drammatiche di migliaia di persone sulla pista dell’aeroporto, ammassate nel tentare di imbarcarsi sugli aerei in partenza, aggrappate sulle ali e nascoste sulle gomme. E poi precipitate giù nel vuoto.

Scene terribili che hanno scosso il mondo occidentale, che ora si interroga sui risvolti politici e umanitari della presa di potere del neonato Emirato Islamico. Una fase di terrore e incertezza mondiale, in cui sono tante le richieste di aiuto e i tentativi di fuga da Kabul verso l’occidente.

In Puglia, ma soprattutto il Salento meta dei primi sbarchi di afghani, la macchina dei soccorsi si prepara ad attivare le procedure sanitarie di accoglienza. In tanti in queste ore cercano la salvezza via mare. La notte di ferragosto il primo arrivo. Un’imbarcazione a meno di 11 miglia dalla costa è stata intercettata al largo del litorale di Tricase, dai finanzieri della sezione navale e dai militari della guardia costiera, con a bordo 16 cittadini di etnia afghana, tra i quali anche cinque bambini. Identificati dalle fiamme gialle, sono stati tutti sottoposti ai controlli sanitari e agli screening per il Covid, per poi essere scortati fino al centro di accoglienza intitolato a don Tonino Bello, a Otranto. Il barcone è stato sequestrato su ordine della Procura. Poche ore prima, altri 62 migranti avevano raggiunto le coste salentine su un'imbarcazione di fortuna, approdando a Gallipoli: fra loro bambini piccoli e donne incinte. Anche a Mola di Bari nella stessa notte, registrato uno sbarco con 60 migranti.

In allerta i coordinamenti regionali per la sicurezza delle Prefetture. Soccorso, prima assistenza, identificazione e screening anticovid, l’iter da seguire per i cittadini stranieri soccorsi in mare. Procedure confermate anche dalla Prefettura di Lecce che segue con attenzione l’evolversi della situazione, che al momento tuttavia resta sotto controllo. Gli sbarchi di migranti sulle coste salentine – fanno sapere dagli uffici prefettizi - soprattutto nella stagione estiva sono costanti e numerosi, quindi qualora la situazione in Afghanistan dovesse precipitare nei prossimi giorni la macchina dei controlli e dell’accoglienza è pronta ad entrare in funzione secondo l’iter normativo previsto. Dopo l’accoglienza con identificazione e prime cure mediche da parte dei sanitari, ai migranti verrà effettuato il test anticovid e saranno posti poi in quarantena nei centri di prima accoglienza. In questa fase i profughi potranno attivare le procedure per la richiesta di asilo, che verrà quindi valutata nel tempo dalle commissioni territoriali per l’analisi dello status di rifugiato. Chi ne avrà diritto sarà quindi trasferito nel sistema di accoglienza e integrazione (Sai), la cui gestione è assegnata dal Ministero dell’interno all’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci). Nessuna disposizione ulteriore o misura ad hoc per la crisi afghana, al momento invece sembrerebbe essere pervenuta negli uffici della Prefettura di Lecce da parte del Ministero dell’Interno.

Anche i sindaci del territorio pugliese, dal canto loro, si dicono pronti a fare la loro parte per aiutare i profughi. Massima allerta a Bari: Questura e Cara attendono per le prossime ore le disposizioni ministeriali sul da farsi. No ai respingimenti e si deciso all’accoglienza e al sostegno umanitario per garantire aiuti e diritti a uomini, donne e bambini in fuga dall’Afghanistan, arriva anche dai sindaci dei capoluoghi del Grande Salento, Lecce, Brindisi e Taranto, dove unanime è il richiamo al senso di responsabilità e pace verso i popoli mediorientali. La risposta però, necessaria per scongiurare un nuovo fallimento dell’Occidente, – come sottolineato dai primi cittadini – non dovrà essere come finora accaduto, affidata solo alle capacità di accoglienza dei singoli Paesi. Chiara dunque l’intenzione di richiedere l’intervento nelle operazioni umanitarie dell’Unione Europea.

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