Può sembrare una domanda retorica chiedersi se Carmiano riuscirà a sopravvivere nella svolta di metà secolo, ma guai a schierzarci sopra. Il problema è maledettamente serio. Può darsi che il nucleo abitativo non scomparirà dalle carte geografiche, ma non sarà più quello che abbiamo conosciuto nel recente passato e neppure quello che viviamo ai giorni nostri. I parametri disponibili spingono ad ipotizzare nel breve-medio periodo un declino irreversibile, che se non corretto con interventi coraggiosi e di lunga prospettiva finirà per oscurare progressivamente il volto di una comunità urbana che agli occhi anche di un distratto osservatore fatica enormemente a conservare una propria, inconfondibile identità.
- Il trend demografico negativo
Negli ultimi decenni il paese ha rovesciato in maniera lineare ma senza soste il ciclo evolutivo del primo Novecento. Oggi la popolazione di Carmiano (insieme a Magliano) arriva a toccare, secondo i dati Istat, poco meno delle 11.500 unità. La crescita demografica si è fermata agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Negli ultimi 20-30 anni ha segnato un decremento costante, contenuto solo dal fenomeno migratorio di rientro e dall’apporto di residenti esteri (comunitari ed extracomunitari), che riduce le perdite in poche centinaia di abitanti. Se dovessimo depurare il dato anagrafico dalla presenza forestiera Carmiano ha perso negli ultimi anni in maniera secca quasi 1000 abitanti, una cifra destinata a raddoppiarsi nel prossimo quinquennio. Le prospettive non sono confortanti. A metà secolo la popolazione complessiva, se non ci saranno politiche di sostegno, potrebbe addirittura dimezzarsi. Non sono ipotesi campate in aria. Il tasso di natalità dai primi anni del terzo millennio è sceso paurosamente, attestandosi mediamente al di sotto dei 100 nati all’anno. Il rapporto nati-morti, prima in sostanziale equilibrio, dal 2011 si è sbilanciato vistosamente, segnando un numero maggiore di morti all’anno rispetto alle nascite. Una situazione peggiorata negli ultimi due anni di Covid-19. La denatalità si sta rivelando un fenomeno inarrestabile e foriero di scenari preoccupanti nella tenuta demografica del paese con una popolazione residente che perderà progressivamente le sue attuali connotazioni anagrafiche. Sarà sempre meno un paese di giovani per diventare sempre più un paese di vecchi.
- Quali giovani?
Anche il futuro dei giovani sembra lontano dal paese. Negli anni ’60-70 del secolo scorso abbiamo esportato manovalanza giovanile nelle aree più ricche dell’Europa e dell’Italia, arricchendo di forza-lavoro a basso costo le parti più industrializzate del vecchio continente. Il fenomeno migratorio ha preso però una direzione diversa a partire dagli anni ’80 in poi con il graduale (anche se parziale) rientro in paese dei lavoratori poco specializzati seguito dall’uscita di altri lavoratori più specializzati che si sono sostituiti ai primi. Il diffuso processo di scolarizzazione di massa registrato dagli anni ’60 in poi del secolo passato ha cambiato volto alla popolazione di Carmiano, trasformandolo profondamente, da un paese di contadini ad un altro di intellettuali e di professionisti e aprendo la strada verso altre e più accattivanti migrazioni. Negli ultimi due decenni del ‘900 ha esportato al nord competenze e intelligenze formatesi in larga parte nella neonata università leccese e in via sempre crescente anche in altre istituzioni accademiche della penisola. Il paese si è impoverito di energie giovanili e di quelle soprattutto destinate all’insegnamento, andando a trasferire ricchezza (non solo intellettuale) in altre regioni d’Italia. Altre competenze maturate in settori di alta specializzazione scientifica hanno trovato facile accoglienza altrove, impoverendo la comunità di forze vive che avrebbero potuto aiutarla ad uscire definitivamente fuori dall’anonimato. Un trend, quello del trasferimento delle competenze, che non sembra affatto arrestarsi e, date le condizioni socio-economiche del nostro territorio, destinato a ricevere nuovi e più stimolanti impulsi.
- Il degrado ambientale
Il paese in seguito all’involuzione demografica e alla perdita delle sue migliori energie intellettuali sembra posizionarsi su un crinale di non ritorno, aver perso cioè i due parametri essenziali per assicurare alla popolazione residente un futuro rassicurante. Carmiano (e per esso la sua classe dirigente) oggi è costretto a fare i conti con una realtà che già mostra i segni di un declino irreversibile. Popolazione che invecchia velocemente, abbandono esponenziale delle case di proprietà, desertificazione culturale, assistenzialismo diffuso. Ma soprattutto degrado ambientale che non fa presagire nulla di buono. Sorprende il dato relativo al verde pubblico, attestantesi allo 0,9% dell’intero territorio urbano, praticamente nulla e non è un caso se il paese nella settoriale classifica della provincia è all’ultimo posto. Senza il verde non si vive, ma soprattutto non si incoraggia a restare e ad abitare permanentemente le proprie case. Per convincere anche gli anziani a non abbandonare il paese per raggiungere i propri figli stabilitisi altrove bisogna investire nel verde, fare di Carmiano un paese green, capace non solo di trattenere chi ancora ci abita, ma anche di incoraggiare chi si è trasferito a ritornare per godere pienamente dell’ambiente che li ha visti nascere e più in generale delle bellezze paesaggistiche e naturalistiche (il mare soprattutto) che rendono questa terra salentina attrattiva e unica.
Mario Spedicato