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Venerdì, 22 Novembre 2024
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Pronto soccorso in affanno: l’Asl Lecce lancia l’appello alla collaborazione tra medici e responsabilità dei cittadini. L’incremento di circa il 30% degli accessi ospedalieri a causa dell’influenza stagionale e dell’infezione da Covid 19 sta obbligando i sanitari ad un tour de force per l’assistenza ai pazienti. I contagi riguardano in particolare anziani, soggetti fragili e bambini in età pediatrica. Ad essere maggiormente sotto pressione è il Pronto Soccorso del “Dea-Fazzi” dove da gennaio la media di accessi giornaliera è di 185-190, con picchi anche di 250 casi considerati i pazienti che arrivano in ospedale trasportati dalle ambulanze del 118 (circa il 40% degli interventi di soccorso effettuati). L’effetto domino dell’iperafflusso, unito alla carenza di personale (questione nazionale e non solo locale, né regionale), acuisce quindi le difficoltà e la gestione in tempi congrui dei pazienti che, numerosi, si rivolgono ai Pronto Soccorso dei nosocomi salentini.
Un quadro reso ancora più complesso dalla insufficienza di posti letto negli altri reparti ospedalieri, che di fatto produce un “imbuto” a carico dell’unità di emergenza urgenza. «Sappiamo che chi decide di chiamare il 118 o di recarsi al Pronto Soccorso - ha commentato il direttore generale dell’Asl, Stefano Rossi - è indubbiamente in difficoltà, ma vorrei rivolgermi ai cittadini e alle cittadine salentine chiedendo loro di ricorrere ai servizi di emergenza-urgenza ospedalieri esclusivamente in caso emergenza o di urgenza sanitaria o qualora il proprio medico di medicina generale, dopo visita medica, consigli un’assistenza ospedaliera. Vogliamo evitare lunghe attese, disagi, inappropriatezza nell’accesso e, per porre un argine, credo che ciascuno possa fare la propria preziosa parte. Maggiore responsabilità collettiva può aiutare ad affrontare un problema, anche di natura culturale, così come è la scarsa adesione alla campagna vaccinale, che in tutta Italia continua a registrare una bassa adesione». Gestione dei pronto soccorsi che resta la priorità in questa fase invernale segnata da un gran numero di contagi da influenza e virus simil-influenzali. «L’intasamento del Pronto Soccorso, del Fazzi in particolare, - ha dichiarato Marinella Marrazzi direttrice del Ps leccese - dovuto alla concomitanza di influenza e Covid, sta rendendo il nostro lavoro insostenibile. Chiedo il supporto dei colleghi degli altri reparti del nosocomio leccese e mi associo all’appello al senso di responsabilità dei cittadini e dei caregiver e familiari di anziani e pazienti cronici. Invito a evitare, se non in casi estrema necessità, il Pronto Soccorso, a rivolgersi alla Guardia Medica che - lo ricordiamo - è attivo tutti i giorni feriali dalle ore 20 alle ore 8 del mattino successivo. Il sabato e la domenica il servizio e sempre attivo fino alle ore 8 del lunedì. In tutte le festività diverse dalla domenica il servizio è attivo dalle ore 10 del giorno prefestivo fino alle ore 8.00 del primo giorno non festivo». Appello alla collaborazione sostenuto e condiviso anche da Antonio De Maria, responsabile delle cure primarie in Asl Lecce. «Un’influenza così aggressiva non si manifestava dal 2009. Riceviamo ogni giorno decine e decine di chiamate dai nostri assistiti. Invito quotidianamente i miei colleghi a rispondere al telefono h24, a effettuare più visite domiciliari possibile e a rassicurare i pazienti fornendo tutte le informazioni utili e i percorsi terapeutici adeguati. L’invito che quotidianamente rivolgo ai miei pazienti è quello di cercarci senza esitazione e di considerare il Pronto Soccorso l’approdo di una condizione di reale emergenza».
 
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La Fimmg Puglia protesta contro la Regione Puglia e passa alla mobilitazione con la manifestazione dei camici bianchi. All’orizzonte anche lo sciopero della categoria. La decisione dei medici di famiglia pugliesi è emersa ieri nel corso delle assemblee territoriali svoltesi in contemporanea in tutte le sedi provinciali. Cinque i punti programmatici rivendicati: meno burocrazia per poter dedicare più tempo alla cura, più organizzazione per un’assistenza adeguata, più medici per una migliore assistenza, maggiori risorse per un servizio sanitario che risponda ai bisogni di salute, impegno sulla sicurezza. “L’inerzia e la mancanza di risposte concrete della Regione Puglia a fronte delle problematiche evidenziate – scrivono i medici nella mozione finale delle assemblee - arrecano rammarico e sconcerto. Questo comportamento ed il conseguente de-finanziamento della Medicina Generale ci spinge ad una manifestazione pubblica di protesta entro il prossimo 31 marzo e se non saremo ascoltati siamo pronti a scioperare”.

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“Il rilascio del green pass non spetta a noi, siamo medici e non burocrati. Sulla gestione della pandemia non accettiamo più offese o interventi che possono delegittimare il nostro operato e incrinare i rapporti con i pazienti”. La dura presa di posizione arriva dal segretario provinciale della Fimmg Lecce, Antonio De Maria, intenzionato a fare chiarezza sul ruolo dei medici di famiglia rispetto ai dipartimenti di prevenzione della Asl e alla presa in carico dei pazienti colpiti da covid.

“Siamo stanchi e mortificati nell’assistere da parte degli uffici del dipartimento di prevenzione leccese allo scarica barile sulle operazioni di caricamento degli esiti dei tamponi sui sistemi regionali. Non è un compito che compete a noi per legge – aggiunge De Maria – e non possiamo svolgerlo in alcun modo al fine di evitare la sovrapposizione dei dati nel circuito. In questo contesto, con migliaia di positivi al giorno è un’operazione difficile da portare avanti, ma ai medici di base spetta solo la presa in carico dei soggetti sintomatici, e dopo le procedure iniziali la fase di chiusura della quarantena è di competenza delle Asl e dei dipartimenti. E’ necessario quindi fare chiarezza – ribadisce il responsabile Fimmg - nel rispetto dei ruoli e dei pazienti”. Nessuna intenzione di arrivare allo scontro ribadisce Antonio De Maria, ma una richiesta di maggiore responsabilità e collaborazione. “Una errata informazione in questa fase non fa altro che esacerbare gli animi, e in alcuni casi fa venire meno anche il rapporto di fiducia tra pazienti e medici, con conseguenti litigi verbali, messaggi di insulti o atteggiamenti ancora più gravi registrati di recente in alcuni studi medici. Chiediamo quindi che si rispetti quanto deciso dal dipartimento regionale di prevenzione della salute”. Il riferimento del segretario della Fimmg Lecce è a quanto stabilito lo scorso 19 gennaio dal Comitato permanente Regionale sulla salute, nell’incontro con i rappresentanti dei medici di medicina generale Fimmg, Smi e Snami, per esaminare lo stato di attuazione del protocollo sulla gestione dei percorsi dei pazienti covid sintomatici e asintomatici.

Tra le linee guida stabilite per gestire i test anticovid e quarantena, il medico di assistenza primaria (MaP) deve emettere richiesta del tampone esclusivamente per i soggetti sintomatici con esito di test positivo. Ma al contempo i medici non possono operare per modificare o accelerare i meccanismi automatici che generano il provvedimento di fine isolamento e il certificato di guarigione, quest’ultimi elementi essenziali ai fini del rilascio del green pass di guarigione. I cittadini asintomatici invece, che in modo autonomo hanno effettuato test molecolare o antigenico presso punti di erogazione privati del test (MaP/PLS, farmacie e laboratori di analisi) e sono risultati positivi, riceveranno in automatico attraverso il sistema regionale IRIS: il provvedimento di isolamento, la richiesta attraverso SMS di esecuzione del tampone/test antigenico rapido per l’accertamento di guarigione e la disattivazione del green pass. E a seguito di un tampone per accertamento della guarigione, i cittadini che dovessero risultare negativi, in automatico attraverso il sistema regionale IRIS sarà reso disponibile il provvedimento di fine isolamento valido per il rientro in comunità o in ambito lavorativo e la riattivazione del green pass di guarigione. “Oltre 10 giorni fa abbiamo condiviso con il direttore del Dipartimento Vito Montanaro le procedure da seguire per offrire la migliore risposta ai cittadini nella gestione della pandemia. Noi non siamo burocratici ma medici – conclude De Maria - e vogliamo poter svolgere adeguatamente l’attività ordinaria di cura dei pazienti”.

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