Allarme consumo di suolo in provincia di Lecce. Ad accendere i riflettori sulla grave criticità ambientale il rapporto elaborato dall’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) contenente i dati relativi al 2018 sulla trasformazione della copertura del suolo, che assegna la maglia nera al Salento dove negli ultimi due anni si sono registrati i maggiori cambiamenti, con la percentuale di superficie consumata, ricoperta in maniera artificiale, che varia dal 15 al 30% dell'intero territorio. Nello specifico il report Ispra ha evidenziato come la provincia di Lecce abbia raggiunto valori assoluti superiori ai 40mila ettari di suolo consumato, di cui 135 solo nel 2018.
Dati allarmanti che richiedono analisi mirate e interventi immediati. “Il problema è complesso e dev’essere visto sotto una chiave di lettura molto più ampia – dichiara Maurizio Manna, presidente di Legambiente Puglia. Il consumo di suolo, identificato dai più come indice di benessere e sviluppo, invece è un fenomeno negativo che ci penalizza sia dal punto di vista ambientale, che economico con la riduzione di suolo agricolo in danno alle capacità dell’attività del settore. Una superficie impermeabilizzata – sottolinea Manna - è un suolo morto, non più in grado di generare vita, e in Salento purtroppo abbiamo aggravato questo fenomeno sia per mancanza di controlli adeguati, sia per interventi pubblici e privati che non servono a nulla, anzi distruggono l’ecosistema: si pensi alla cementificazione selvaggia delle zone costiere e al disboscamento delle aree agricole per far spazio a zone industriali con redditività nulla”.
Tra tante criticità anche possibili soluzioni. Per il ricercatore Ispra di origine salentina, Lorenzo Ciccarese, una rimedio all’annoso problema ambientale potrebbe essere la concentrazione delle aree abitative e il bilanciamento percentuale nell’utilizzo di suolo, che in termini pratici significherebbe che per ogni ettaro impermeabilizzato, un altro ettaro inutilizzato trasformato in insediamento naturale.