Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze.

Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie vai alla sezione Cookie Policy. Per saperne di piu'

Approvo
Lunedì, 25 Novembre 2024
205_martena.jpg210_mondofiori.jpg010_bluesea.jpg020_idrovelox50.jpg200_carrozzo.jpg180_winet.jpg040_compasso.jpg025_radallarm.jpg220_liaci.jpg
L'INFANZIA AI TEMPI DELLA FASE 2

L'INFANZIA AI TEMPI DELLA FASE 2

Il SARS-CoV-2 è un virus cattivissimo, ma in fondo in fondo presenta un briciolo di bontà: tende a risparmiare i cuccioli dell’uomo. Morbilità e mortalità del Covid-19 non si distribuiscono in maniera uniforme nella popolazione: tutti gli studi epidemiologici sino ad ora effettuati ci dicono che i bambini raramente vengono contagiati dal nuovo coronavirus e che, quando lo sono, difficilmente sviluppano una grave malattia. La mortalità sotto i 14 anni è pressoché inesistente.

Se l'età pediatrica è relativamente risparmiata, non si deve però trascurare il fatto che i bambini possono costituire una sorta di serbatoio della malattia, trasmettendola agli adulti e agli anziani, con conseguenze a volte catastrofiche. Un ruolo molto rilevante nella diffusione dell'epidemia è svolto infatti dai "contagiatori sani", soggetti senza sintomi che inconsapevolmente diffondono il virus nell'ambiente.

Siamo ormai entrati nella fase 2 della gestione dell’epidemia, quella di allentamento progressivo del lockdown. Nelle prossime settimane si potrà uscire da casa sempre più liberamente, ma l'emergenza durerà ancora a lungo. Probabilmente per molti mesi bisognerà adottare nuovi stili di vita e misure precauzionali adeguate.

Mantenere il distanziamento sociale, indossare sempre una mascherina protettiva quando fuori di casa, lavarsi spesso le mani con acqua e sapone sono i tre pilastri su cui costruire nuove forme di convivenza.

E' necessario avviare una campagna di sensibilizzazione su queste tematiche rivolta a tutta la popolazione ed attrezzarsi per gli interventi da adottare per l'età pediatrica con il ritorno a forme di socialità e con la riapertura delle scuole.

Se le comuni attività di gruppo possono essere rimandate a tempi migliori, l’inizio del nuovo anno scolastico difficilmente slitterà oltre il mese di settembre. La scuola è considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità uno dei principali luoghi di diffusione per una malattia pandemica. Si stanno studiando diverse modalità di organizzazione delle lezioni sulla base della situazione epidemiologica presente a settembre. Tra queste anche la didattica mista (per metà a scuola e per metà a casa), orari di ingresso e di uscita differenziati per classi, percorsi obbligati all’interno degli istituti per evitare assembramenti. Ma i bambini amano giocare insieme, toccarsi, spingersi, abbracciarsi o menarsi, riuscire a mantenere il cosiddetto distanziamento sociale, per diverse ore al giorno nel perimetro ristretto di un’aula scolastica, anche in presenza di gruppi ridotti di alunni, appare del tutto improbabile.

Per loro sarà perciò ancora più importante che nelle uscite da casa siano dotati di sistemi di protezione che coprano naso e bocca. Per far sì che aderiscano perfettamente al viso e non tendano a scivolare, le mascherine per l’infanzia devono essere più piccole (12x25 cm). Quelle per i bambini al di sotto dei sei anni, devono avere anche una componente elastica. Le mascherine più adatte sono quelle chirurgiche, ma si possono utilizzare anche quelle multistrato in cotone molto fitto oppure in tessuto-non-tessuto (Tnt), lavabili e riutilizzabili. Questa protezione è molto importante perché sebbene il virus, che ha una dimensione inferiore al mezzo micron, può attraversare la trama del tessuto, non permette a un soggetto contagioso di disperdere nell'ambiente, con la tosse, lo starnuto o magari con il semplice parlare, quelle goccioline (droplets) infette che costituiscono la maggiore fonte di contagio.

E' bene chiarire questa fondamentale nozione di igiene pubblica: la mascherina chirurgica e quella di comunità non protegge chi la indossa, ma costituisce uno dei più importanti presidi per non diffondere il virus nell'ambiente circostante.

L'uso di mascherine FFP2 ed FFP3 senza valvola di "esalazione", con alto potere di filtrazione e quindi in grado di proteggere sia chi le indossa sia chi gli sta vicino, deve essere riservato invece ai soggetti più fragili con importanti fattori di rischio. Si tratta di presidi sanitari costosi, che non possono essere utilizzati più volte e difficilmente reperibili nelle misure ridotte destinate all'età pediatrica.

La mascherina non va indossata dai bambini che hanno meno di due anni o che non sono in grado di rimuoverla da soli o che presentano difficoltà respiratorie.    

I genitori dovrebbero poi impegnarsi in uno sforzo straordinario per insegnare ai loro figli l'importanza di una norma di igiene personale a cui si prestava molta attenzione nel passato, quando la preoccupazione per le malattie infettive era molto maggiore, ma che ai giorni d'oggi viene spesso trascurata: il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone. Le goccioline di saliva infette si depositano infatti sugli oggetti più disparati dove il virus sopravvive a lungo rendendo possibile forme indirette di contagio.  

Sono poche e semplici le regole di comportamento da insegnare ai nostri bambini. In questo particolare momento storico i genitori devono maturare un particolare senso di responsabilità non solo riguardo la salute dei propri figli, ma anche nei confronti dell’intera collettività. Nel corso di una pandemia un atteggiamento sbagliato o superficiale di uno è una campana che suona per tutti.

Luciano Merli  

070_annaluce.jpg030_ortokinesis.jpg045_vcn.jpg170_pneumatic.jpg025_martena.jpg030_solazzo.jpg180_quarta.jpg