Vi è una data di nascita di Carmiano? Esiste un periodo in cui il casale acquista una forma precisa di comunità?
Una domanda questa che può avere una risposta attendibile, ancorché non definitiva, se legata alle tracce documentarie superstiti ancora disponibili nei nostri archivi. Dalla consultazione di queste carte appare assodato che Carmiano si è formato come insediamento abitativo permanente nella prima metà del XV secolo e solo da allora ha assunto una sua, propria configurazione identitaria senza mai più perderla. Un recente volume di Silvio Macchia, Carmiano nel tempo (Grifo editore) tuttavia cerca di rimettere in discussione l’origine del paese, anticipando la nascita del casale e fissandola al XIV secolo in base ad una considerazione però fin troppo scontata, quella secondo la quale se esiste un feudatario esiste anche un paese di riferimento. Una trappola in cui non dovremmo facilmente cadere in quanto non può sfuggire ad uno storico avveduto che nel Mezzogiorno durante il Medioevo esistono i feudi abitati e quelli disabitati e il feudo di Carmiano nel XIV secolo è certamente privo di un centro abitato. A meno che non si pensi che la presenza di uno o più insediamenti rurali sparsi possa essere sufficiente per desumere l’esistenza di un casale.
Il feudo, come struttura giuridica e territoriale, è nato nel Mezzogiorno con la dominazione normanna (sec. XI) e da allora ha avuto una storia che ha interessato esclusivamente le campagne senza mai toccare i centri abitati più importanti come nel Salento sono considerati Lecce, Gallipoli, Otranto, ecc. che restano sempre città libere non soggette ad alcuna signoria. Nel Medioevo il trasferimento dei feudi da un barone ad un altro non segna la vita di una comunità ma quella del territorio (spesso) disabitato di riferimento. Se nel periodo angioino (secc. XIII-XIV) il feudo di Carmiano è attribuito a diverse famiglie aristocratiche (De Caniano, Della Marra, Giundaci, ecc.) non significa che la giurisdizione signorile investe un centro abitato, cioè un casale de corpore già formato e ben individuabile. Non è da escludere tuttavia che nella campagna carmianese in quell’epoca ci possa essere qualche insediamento isolato, riconducibile ad una presenza umana in masserie o in strutture armentizie ed in altre di natura artigianale (per esempio fornaci per lavorazione della terracotta, dei metalli o di simile) per alimentare il mercato cittadino di Lecce, ma questo non comporta l’esistenza di un centro abitato con un proprio e riconosciuto ordinamento amministrativo.
L’inganno viene alimentato dalla diffusione del toponimo carmianensis preceduto da saltus che nel Medioevo connota un vasto territorio oggi identificabile con la valle della cupa, una depressione che abbraccia un insieme di paesi destinati ad occupare in via progressiva un’area a forte permeabilità acquifera, aperta a cicliche inondazioni che rendono problematici gli insediamenti abitativi senza preventivi lavori di drenaggio. A questo dato se ne aggiunge un altro che per Carmiano non è trascurabile. Il feudo sin dal XIII secolo è a forte prevalenza boschiva, configurandosi come una sorta di appendice della foresta di Oria, la cui vivibilità non è solo limitata dalla scarsità di terre da mettere a coltura, ma anche dalla infestazione di lupi, che costituiscono una minaccia permanente per i raccolti se il governatore militare della città capoluogo è costretto a fissare una taglia in denaro per contenere la loro moltiplicazione. Ciò scoraggia l’insediamento umano permanente per renderlo praticabile solo nel primo Quattrocento quando si avvia un progressivo disboscamento del territorio accompagnato da un ineludibile sterminio dei lupi, spingendo gli animali superstiti ad allontanarsi e a riparare nella zona macchiosa dell’Arneo.
Per queste ragioni il territorio di Carmiano può ospitare un agglomerato duraturo di abitanti dal primo Quattrocento e non prima. Del resto il termine casale che accompagna Carmiano negli atti amministrativi si rivela solido solo nel periodo aragonese, a partire cioè dalla seconda metà del secolo XV in poi. La ricerca di Silvio Macchia torna di grande utilità per conoscere il territorio di Carmiano attraverso la toponomastica rurale, le cui tracce consentono di ricostruire la storia del territorio nei suoi aspetti più remoti. Prevalgono sul piano delle conoscenze storiche i toponimi di origine romana e bizantina. Il termine ager Carmianensis (è irrilevante legarlo al centurione romano Carminius o al colore rosso della terra) risale al terzo secolo dopo Cristo, rimandando ad un’occupazione romana del Salento, mentre altri toponimi richiamano la lunga dominazione bizantina che a livello culturale-religioso non si chiude con l’arrivo dei Normanni e il distacco dalla Chiesa di Roma nel 1044, ma continua anche nei secoli successivi, contagiando gran parte delle diocesi, delle parrocchie e del clero ivi incardinato che rimangono per lungo tempo obbedienti a Bisanzio, certamente fino alla caduta di Costantinopoli in mano ottomana nel 1453, ma con strascichi che durano anche dopo, fino al primo Seicento. Carmiano emerge come comunità coesa proprio in concomitanza di questi fatti, per iniziativa della potente famiglia Orsini del Balzo padroni del Principato di Taranto, e in modo particolare della contessa di Lecce e poi regina di Napoli Maria d’Enghien, che affida il nascente casale alla signoria dei Celestini di Santa Croce di Lecce, che restano nella storia i veri e incontrastati fondatori del paese.
Mario Spedicato