Scuolabus: il caso al vaglio dei commissari dopo la protesta dei genitori
Vicenda intricata a Carmiano su servizio mensa e trasporto scolastico comunale. A sollevare il caso controverso, la segnalazione di un genitore che si chiede “come sia possibile nel 2020 il comune di Carmiano tolga ai cittadini i servizi come il pulmino per le scuole elementari o la mensa per le scuole materne con la motivazione di mancanza di fondi”. “Qui noi genitori – prosegue il 32enne - siamo tutti un po’ arrabbiati perché ci sono famiglie come la mia, io ho 3 bambini, che hanno necessità di questi servizi (causa genitori che lavorano entrambi, chi ha bambini neonati ed ogni mattina deve uscire di casa anche con maltempo) ed assurdo quindi che venga messo in discussione tutto ciò”. Il genitore, nella sua lettera, riporta la situazione all’attualità politica che vive l’Ente. “Faccio presente che da poco il consiglio comunale di Carmiano è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ed ora i commissari esterni per mettere riparo a tutti i buchi finanziari che fanno? – domanda l’uomo. Tolgono servizi ai pubblici cittadini, nonostante vengano pagati regolarmente, perché non ci sono fondi. Chiedo cortesemente si faccia luce su questa vicenda”.
Intanto i tre commissari prefettizi che guidano l’Ente da circa un mese, questa mattina saranno a palazzo di città, per approfondire la situazione. Quello che trapela nel frattempo, dagli uffici, rappresenterebbe una situazione difforme da quanto dichiarato dal genitore. Per quanto riguardo la mensa scolastica – spiegano dal comune - nella giornata di ieri c’è stato un incontro tra i commissari, azienda incaricata di fornire il servizio, sindacati e dipendenti, per affrontare la questione del rinnovo del contratto di fornitura dei pasti per gli scolari, mentre sulla vicenda scuolabus la situazione dovrebbe risolversi nei prossimi giorni. Pare infatti, da indiscrezioni, che lo scorso settembre le richieste di adesione al servizio bus comunale siano risultate essere 37, cioè 7 in più rispetto al numero di posti disponibili sullo scuolabus. Quindi, nei primi mesi di scuola, il Comune avrebbe derogato al criterio geografico, spendendo circa 2600 euro in più al mese per i 7 ragazzi, che altrimenti non avrebbero potuto usufruire del servizio, vista la regola della minor distanza della loro casa dai plessi scolastici. Tuttavia, il problema resta, e spetterà ora ai commissari analizzare la vicenda e comprendere se a norma di legge si potrà trovare una soluzione che accontenti le famiglie “rimaste a terra”.