Don Antonio Coluccia, prete antimafia di origini salentine, che in passato ha presenziato a Carmiano in una manifestazione artistico-culturale, non nasconde la sua preoccupazione e lancia un appello ai cittadini affinché non siano indifferenti, ma partecipino alla vita pubblica per prendere possesso del territorio, sottraendolo agli artigli della criminalità.
Don Antonio, Carmiano commissariato per infiltrazioni mafiose. Che sta succedendo al Salento? «Negli anni ‘90 la Scu si è affermata con il suo braccio militare, oggi le strategie sono cambiate e la troviamo negli uffici tecnici, negli appalti pubblici. E c’è assuefazione, rassegnazione, omertà da parte dei cittadini: tutte caratteristiche che sono un terreno fertile per il proliferare della criminalità».
Al territorio mancano gli anticorpi per reagire? «Gli anticorpi abitano in ognuno di noi. La speranza ha due figli: indignazione e coraggio. Ci vogliono passione e amore per il territorio. Bisogna saper condividere, parlare, superare la paura. Bisogna fare cittadinanza attiva per riaffermare il senso delle istituzioni, avendo la certezza di non essere soli e che si può contare sempre sul grande lavoro che in questi mesi stanno facendo il prefetto e le forze dell’ordine. E, infine, le agenzie educative non possono fare finta di nulla: si devono attrezzare per costruire i cittadini del domani».
Il rischio, se non ci sarà un netto cambio di passo, è di passare per una terra malavitosa? «Questo timbro non lo vogliamo, ed ecco perché faccio un appello a prendere posizione: non è più possibile rimanere neutri, perché la neutralità danneggia il territorio. Il nostro grido deve salire fino a Dio perché vogliamo una terra libera. Del resto, l’arcivescovo Michele Seccia a Sant’Oronzo ha parlato per la prima volta di mafia con chiarezza: è importante che lo faccia un pastore della Chiesa, perché l’omertà non è un’attitudine cristiana».
Fonte: NuovoQuotidianodiPuglia