Le misure di contenimento hanno ridotto l'inquinamento: come sta rispondendo il mondo dell'edilizia
Analizzando la mappa dell’inquinamento atmosferico in Europa e Cina, con lo stop da coronavirus di tutte le attività produttive vi è stato un rallentamento del motore produttivo del paese con un impatto indiretto sull’ambiente.
Le drastiche misure messe in atto per il coronavirus hanno ridotto le concentrazioni di inquinanti che, secondo l’ESA (Agenzia Spaziale Europea), causano ogni anno in Europa 400mila morti premature per patologie legate all’inquinamento dell’aria. L’edilizia fa la sua parte in termini di riduzione di inquinamento attraverso la promozione di edifici Nzeb-Nearly Zero Energy Building, edifici con un bilancio energetico tra quello che producono e quello che consumano prossimo allo zero. È opportuno sottolineare la differenza rilevante tra il concetto di edificio a energia quasi zero (Nzeb) e quello di edificio a energia zero o autonomo (ZEB).
Il termine "energia zero" si riferisce a edifici autosufficienti di energia separati dalla rete di distribuzione nazionale e definiti "off-grid", per i quali devono essere fornite soluzioni adeguate per produrre energia in loco. D'altra parte, un edificio a energia quasi zero è generalmente collegato a una o più reti di distribuzione (elettricità, teleriscaldamento, gas) con cui scambia continuamente energia.
Un’altra differenza sta nel fatto che un edificio a energia zero netta (ZEB netto) è definito come un edificio con un bilancio di energia primaria non rinnovabile pari a zero mentre un edificio a energia quasi zero (nZEB) un edificio con un bilancio di energia primaria non rinnovabile maggiore di zero ma non superiore a quello nazionale limite.
La tecnologia delle costruzioni e degli impianti deve mirare all'ottimizzazione dell'involucro con riduzione delle perdite di energia e sfruttamento del guadagno solare durante l'inverno. Invece, durante il periodo estivo, gli impianti sono finalizzati al controllo delle radiazioni solari e all'adozione di strategie di raffreddamento passivo.
Una volta che il fabbisogno energetico è stato ridotto, la parte rimanente può essere coperta da impianti tecnici integrati con sistemi per lo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabili. I flussi di energia in entrata e in uscita dall'involucro, nonché le condizioni climatiche, sono soggetti a continue variazioni, pertanto nella fase di progettazione di un edificio a energia quasi nulla deve essere valutata mediante modelli dinamici di previsione e calcolo. Stando ai primi risultati dell’Osservatorio NZEB, la maggior parte degli edifici a energia quasi zero applica un pacchetto abbastanza ridotto di tecnologie: cospicuo isolamento dell’involucro, pompe di calore elettriche (perlopiù aria-acqua) e impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica.
Tutto questo pacchetto, evidenzia l’Enea, costituisce la combinazione più frequente, con la variante della caldaia a condensazione abbinata a un impianto solare termico per la produzione di acqua calda sanitaria. Molto interessante è l’uso della ventilazione meccanica controllata con recupero di calore che permette un ricambio dell’aria viziata il cui numero dipende da vari parametri tra cui il numero di persone presenti nell’edificio. Un uso intelligente della ventilazione meccanica controllata è quello di farla agire durante la notte nel periodo estivo, questo permette di abbassare la temperatura operativa interna limitando o addirittura eliminando l’uso della climatizzazione.
Giulia Centonze
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Risparmio energetico e sicurezza: ecco come uscire fuori dalla crisi COVID-19
Il coronavirus, da dramma sanitario, civile e lavorativo, potrebbe insegnare molto in termini di qualità di vita. Il dibattito post lockdown si concentra infatti sulla ripresa e sulle misure a sostegno dello sviluppo economico. Un mondo diverso da quello a cui siamo abituati e che probabilmente ci spaventa. Ma resilienza è la capacità di affrontare un evento traumatico riorganizzandosi positivamente.
Da più parti arriva l’indicazione di puntare sulle rinnovabili, come reale alternativa alla transizione energetica per mettere il mondo su una strada più sicura dal punto di vista climatico, ma anche come occasione di business e opportunità per reinventare la società.
L'Italia a tal proposito vuole ripartire con un nuovo approccio economico basato sulla sostenibilità ambientale. Il Governo in questi giorni è al lavoro per varare il cosiddetto “decreto Maggio”, un incentivo destinato a lasciare a bocca aperta chi deve realizzare un intervento sulla casa di proprietà (singola o condominiale) finalizzato al risparmio energetico. Si tratta di un credito d’imposta al 110% delle spese sostenute (ad esempio se si fanno lavori per diecimila euro lo Stato ne restituirà undicimila). Attualmente la restituzione avviene in 10 rate annuali, ma il periodo dovrebbe essere dimezzato a 5 anni. Un ecobonus «super», insomma, che scatterà il 1° luglio prossimo e che durerà fino alla fine del 2021. Tale bonus sarà utilizzabile per il fotovoltaico, gli accumulatori, l'isolamento delle pareti, gli impianti di riscaldamento a pavimento, gli infissi e tutti gli altri interventi di riqualificazione energetica, o per un’ adeguamento antisismico. L'obiettivo è consentire alle famiglie di migliorare la qualità e la sicurezza della vita all'interno dell'abitazione e la prestazione energetica degli edifici, con un beneficio anche sulle bollette. Ma l’aspetto forse più interessante è che si allarga a tutti la possibilità oggi riservata solo agli incapienti di cedere il credito di imposta maturato a banche, ad assicurazioni, ad altri intermediari finanziari o perfino alle imprese che eseguono i lavori. Significa che potranno essere loro ad anticipare i soldi necessari per realizzare i lavori e, successivamente, potranno incassare il credito di imposta dal Fisco oppure cedere il credito, a loro volta, senza limiti. Una novità non di poco conto, considerato che in questo modo le famiglie hanno a disposizione l’opzione di non anticipare le somme che servono all’esecuzione dei lavori. Ma è, appunto, soltanto una possibilità: il proprietario della casa oggetto dell’intervento può sempre decidere di anticipare lui i soldi e di recuperare nei cinque anni successivi il credito d’imposta superiore alla spesa effettivamente sostenuta.
Il potenziale di uno strumento come l'ecobonus o il sismabonus è enorme, ma ancora non è stato utilizzato pienamente. Si spera che questo nuovo intervento possa dare l'attesa e necessaria spinta. Lo Stato infatti offre un incentivo e una procedura semplice ma efficace per far sì che ogni famiglia, abbiente o non, possa svolgere lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico. Le imprese avranno così un flusso aggiuntivo di domande di lavori, e potranno recuperare così gran parte del reddito perso in queste settimane di lockdown, inoltre grazie a queste misure sarà possibile stimolare gli investimenti privati, il PIL e l'occupazione tutelando l'ambiente e il territorio.
Un importante intervento non solo per l'edilizia, grazie al quale si auspica di registrare un'impennata di investimenti green con l'obiettivo di contrastare la crisi causata dal covid-19 e inaugurare una nuova stagione economica basata sulla sinergia tra sviluppo e salvaguardia dell'ambiente.
Daniele Casilli
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Fase2: il lavoro riparte. Come si può garantire la sicurezza negli studi professionali?
Gli studi professionali e, in modo specifico, le attività di ingegneria e architettura dovranno assicurare un’attività lavorativa sicura, sia all’interno del proprio studio che durante le attività di sopralluogo.
Si dovrà riorganizzare il lavoro, dalle modalità di ingresso in studio ai dispositivi di protezione individuale alla gestione degli spazi comuni fino ad arrivare alla sanificazione. Per l’accesso al luogo di lavoro, si deve rilevare la temperatura corporea dei dipendenti e qualora la temperatura risulti superiore ai 37,5, non sarà consentito l'accesso. Cambiano anche le modalità di accesso di clienti, fornitori e visitatori esterni. Sarà, quindi, utile ricevere sempre per appuntamento, richiedere l’utilizzo di mascherine chirurgiche e guanti monouso e ridurre il tempo di attesa nelle sale di aspetto.
L’accesso agli spazi comuni deve essere contingentato, con la previsione di una ventilazione continua dei locali, di un tempo ridotto di sosta all’interno di tali spazi e con il mantenimento della distanza di sicurezza di 1 metro tra le persone che li occupano.
Nello studio si deve assicurare la pulizia giornaliera degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni, invitando ad utilizzare detergenti a base di alcool , si deve garantire la pulizia a fine giornata/turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti. Inoltre dovranno essere introdotti detergenti a base di alcool per le mani che devono essere accessibili a tutti i lavoratori e ai soggetti esterni anche grazie a specifici dispenser. Tutti in ufficio hanno l’obbligo di indossare la mascherina chirurgica per prevenire il contagio.
Inarsind ricorda che gli studi professionali, pur non essendo ambienti soggetti a rischio biologico, possono essere inquinati da fattori esterni; per questo il DVR dovrà essere implementato da un’appendice delle procedure Covid19 che si intendono adottare. Inoltre, specifica che il lavoratore o datore di lavoro che deve recarsi fuori studio per mansioni inerenti l’attività (DL, CSE, sopralluoghi, visite ai clienti, uffici pubblici ecc.) dovrà essere dotato di DPI adeguati alle situazioni nelle quali potrà venirsi a trovare (minimo una mascherina FFP2 e due paia di guanti).
Per gli strumenti utilizzati durante le attività in campo si consiglia di evitare l’uso promiscuo, fornendo, nei limiti del possibile, dotazioni personali per gli addetti (cartelle di rilievo o di cantiere, metri ecc.). Le ulteriori strumentazioni (disto, livelli laser, stazioni totali, ecc) dovranno preferibilmente essere utilizzate da un unico operatore, avendo cura di indossare guanti idonei e provvedendo all’igienizzazione degli attrezzi prima e dopo l’utilizzo.
Ulteriori obblighi che riguardano invece il coordinatore per l'esecuzione dei lavori sono inerenti l’integrazione del Piano di sicurezza e di coordinamento e la relativa stima dei costi con tutti i dispositivi ritenuti necessari. Il coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione, con il coinvolgimento del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS), adegua la progettazione del cantiere alle misure contenute nel protocollo, assicurandone la concreta attuazione. Infine, nell'integrare e proporre tutte le misure di regolamentazione legate al COVID-19 è necessaria la piena collaborazione tra medico competente, RLS, direttore di cantiere e coordinatore per l'esecuzione dei lavori.
Giulia Centonze