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Venerdì, 22 Novembre 2024
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LECCE IN SERIE A: i meriti di una società solida e di un progetto tecnico vincente

LECCE IN SERIE A: i meriti di una società solida e di un progetto tecnico vincente

"Parola al tifoso"

Capolavoro o miracolo: ciò che è certo è che questa promozione in serie A del Lecce non è frutto del caso. Un'attenta programmazione, abbinata a quella passione irrefrenabile per il calcio e questa terra meravigliosa hanno permesso di raggiungere un traguardo non di certo scontato alla vigilia. Parma, Monza, le società dei grandi investimenti, degli algoritmi, delle proprietà straniere, hanno irrimediabilmente dovuto arrendersi. Morale della favola: i soldi, da soli, non fanno la felicità. È la cultura del lavoro, la competenza, la dedizione, l'umiltà a permetterti di raggiungere determinati obiettivi. Tutte caratteristiche proprie del sodalizio di Sticchi Damiani.

Una società solida, come poche se ne vedono in Italia: unica al Sud, in un panorama calcistico allo sfascio, se non fosse per gli investimenti di De Laurentiis e Vigorito, imprenditori con fatturati importanti. Poche risorse, per quanto il tessuto imprenditoriale locale si sia stretto intorno al Lecce (a dimostrazione di quanto sia difficile fare calcio !), gestite con cuore e ragione: ed ecco che i miracoli si trasformano in realtà. Sticchi, il presidente più amato probabilmente della storia del Lecce, ha dimostrato di essere in grado di governare perfettamente sentimenti e ragione: l'amore per la propria città, la propria terra, la propria squadra, rappresentano un qualcosa di irrazionale. L'irrazionalità in un mondo come quello del calcio porta, al 100 %, a commettere scelte deleterie, scellerate (Cellino docet). Padrone delle emozioni, con grande razionalità è riuscito a tenere il club in ordine con i conti (cosa principale, soprattutto al Sud), affidandosi poi, nella realizzazione del progetto tecnico post-Meluso, ad uno dei dirigenti più competenti della Penisola: e fortuna vuole che quest'uomo sia leccese ed incarni appieno i valori di questa splendida realtà. L'uomo in questione è Pantaleo Corvino, il dirigente che fattivamente ha permesso la realizzazione di questo miracolo: dubbi non se ne avevano a riguardo, forse qualche scettico come il sottoscritto aveva sottovalutato le sue capacità. Soprattutto dopo la sconfitta col Venezia, la partenza choc di Cremona, e quello che fino ad allora era stato un mercato stentato, dopo gli addii dei veterani: però poi ha avuto ragione Pantaleo di Vernole. Le intuizioni su Blin, Gendrey, Strefezza, Calabresi, tanto per citarne alcuni, la cessione di Olivieri a gennaio, la capacità di riconoscere di saper sbagliare, nonostante le allegoriche conferenze stampa, lo hanno portato ad essere indiscutibilmente il fautore di questa promozione. Ha avuto fiuto come soltanto Ariedo Braida a Cremona: progetti diversi, ma vincenti. Quello giallorosso è però indubbiamente più ambizioso: a giugno, il Lecce avrà a disposizione un'intera rosa, fatto salvo per Barreca che tornerà al Monaco e Gabriel che va in scadenza, a differenza della Cremonese che vedrà partire tutti i suoi gioielli. Per non parlare del settore giovanile: l'aver riconquistato la Primavera 1 e ridato dignità ad una cantera scudettata due volte (guarda caso con Corvino), rende il tutto Ancor più speciale. Chissà se a breve qualcuno tra Vulturar, Berisha o Gonzales non arriverà a debuttare. Lunga vita a Pantaleo Corvino!

Capitolo allenatore: è giusto concedere un plauso a Marco Baroni. Miglior difesa del campionato, secondo miglior attacco, prima posizione (soltanto con De Canio). Numeri da capogiro, se si pensa alle difficoltà estive: un nuovo progetto tecnico, un nuovo modulo, il 4-3-3, che non sembrava per nulla congeniale alle caratteristiche della squadra. Ma ha avuto ragione: parlando poco e lavorando tanto, ha fatto crescere la squadra che ha trovato, dopo poco, un proprio equilibrio. Da quanto tempo il Lecce non aveva una difesa così solida ? Un gioco diverso da quello a cui siamo stati abituati, fatto di attacchi lungo le catene, chiusure ermetiche delle linee di passaggio: un tipo di calcio simile a quello di Juric, non bellissimo da vedere ma terribilmente efficace.

E poi la valorizzazione di Hjulmand e dei tre tenori lì davanti. Potremmo dilungarci all'infinito. Grazie Marco per la bellissima pagina di storia che hai realizzato: e se non dovessi essere il condottiero del Lecce in serie A, in bocca al lupo per tutto.

Per concludere, è giusto concedere qualche parola di elogio al capitano Fabio Lucioni: inutile dire ormai quanto Fabio incarni lo spirito di questa terra. Un leccese d'adozione. Dopo la cavalcata con Liverani e la salvezza sfiorata, sembrava aver perso smalto. Nonostante le parole cariche di livore e risentimento che ha dovuto sorbirsi (in virtù dei 150 gol circa subiti in due anni), ha continuato a lavorare. Nel calcio di Baroni, dove è stata esaltata la fase difensiva, capitan Lucioni è emerso come un geyser (a proposito di Islanda), dimostrando di essere innanzitutto un top player per questa categoria (un atleta pressoché perfetto, soltanto una gara saltata), di poter ancora dire la sua in serie A, di poter indossare la fascia al braccio con orgoglio e passione. E se il fato ha voluto che proprio il capitano gonfiasse la rete nella partita più importante dell'anno, un motivo ci sarà. Grazie Fabio, ci vediamo in serie A.

UP: Saverio Sticchi Damiani, Pantaleo Corvino, Marco Baroni, Fabio Lucioni

DOWN: nessuno

Emanuele Spagnolo

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