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Domenica, 24 Novembre 2024
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Carmiano Sprar porta la Puglia alla fase nazionale del torneo di calcio “Rete”.

La giovane formazione multietnica "Rinascita", allenata da mister Hassane, ha conquistato l’accesso alle finali nazionali, aggiudicandosi la tappa interregionale disputata presso il centro Federale territoriale di Noicattaro, dove era opposta ad altre formazioni pugliesi e alle rappresentative di Molise e Basilicata. Dopo alcuni anni di risultati altalenanti quindi, la Puglia, con i ragazzi del Carmiano, potrà giocarsi le proprie chance di vittoria nazionale nelle finali in programma il 19 e 20 giugno a Corticella/Bologna.

Nel contesto sportivo avviato nel 2015, col “progetto Rete”, portato avanti dal coordinamento del settore giovanile e scolastico della FIGC Puglia, assieme ai comuni pugliesi e agli altri centri Sprar, si inserisce quindi la mission dell’accoglienza realizzata nei centri del nord Salento, tra cui Carmiano, dalla Cooperativa Sociale Rinascita, fondata nel 1999, operativa nell’ambito dei servizi di solidarietà e integrazione, e attiva per favorire lo sviluppo del territorio attraverso interventi sociali, occupazionali, di ascolto e relazione anche per i più deboli.

Soddisfatto del risultato sportivo, nonché dell’obiettivo sociale perseguito dall’iniziativa, si dice Vito Tisci, presidente nazionale Sgs/FIGC. “Il progetto Rete, il cui scopo è l’inclusione sociale dei minorenni non accompagnati, sul territorio italiano, attraverso attività ludiche di integrazione, procede in Puglia con ottimi risultati - sottolinea il massimo dirigente federale. L’auspicio è che qualcuno di loro possa anche diventare un affermato calciatore professionista”. Quanto al torneo Tisci è ottimista: “Affrontiamo la fase finale con l’auspicio di interrompere la leadership della Sicilia, portando finalmente il trofeo a casa”.

Rosa calciatori "Rinascita Refugees": Bubacar Cande (Guinea), Jamal Maruf (Bangladesh), Abdikani Uova (Somalo), Samba Diakite (Mali), Sidiky Diane (Costa d'Avorio), Adeshina Senon (Nigeria), Bakary Diagouraga ( Mali), Jallow Pamodou (Gambia), Rasman (Costa d'Avorio), Mamadou Balde star (Senegal ), Suleymane Diouf (Senegal)

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Gli italiani e il calcio, un amore indissolubile che regala gioia ed emozioni. Si vince e si perde, a volte si soffre. La palla che rotola su e giù per un campo, poco importa se in terra battuta o in erba, in periferia o in città, per gli sportivi è una passione, una fede radicata da generazioni, che spesso si tramanda nelle famiglie, unendo padri e figli sotto un unico colore. Il calcio è uno sport per tutti, che può essere vissuto davanti ad una tv, ma soprattutto attivamente in campo.

Su 20 milioni di italiani che svolgono una qualsiasi attività sportiva, il calcio infatti è la disciplina più praticata tra varie fasce d’età.

Mai però, si dovrebbe morire su un campo da calcio. La festa che si trasforma in tragedia, la gioia di un gol, strozzata dal silenzio assordante del dramma. L’ispettore di Polizia Silvio Montinari come l’azzurro Davide Astori, ed ancora l’atleta amatoriale Claudio Capone al pari del calciatore professionista Piermario Morosini. Morti assurde per shock comuni.

Eppure sui campi da calcio dei vari centri sportivi di Italia si continua a giocare. Le cautele a volte sono poche. In estate aumentano le partitelle tra amici, crescono a dismisura i tornei amatoriali, organizzati a volte frettolosamente, in piazze affollate di gente o su campetti, con o senza precauzioni sanitarie. A tal riguardo nel 2012, il ministero della Salute, con il decreto “Balduzzi” ha imposto alle società sportive professionistiche e dilettantistiche di dotarsi presso gli impianti sportivi di defibrillatori semiautomatici, funzionanti, da far utilizzare da personale appositamente formato e presente durante le gare. Inoltre, per prevenire i rischi e tutelare la salute degli atleti la legge italiana richiede la certificazione medica per l’attività sportiva. Ma se per la pratica agonistica e non agonistica, cioè per i soggetti tesserati CONI o per altri enti e federazioni sportive, il certificato è obbligatorio, così purtroppo non è per l’attività ludico-ricreativa, svolta amatorialmente dai tanti, a volte inconsapevolmente dei rischi a cui si va incontro senza adeguata preparazione, dove vige solo la facoltà.

E se le paure sono tante, e si torna a parlare di soluzioni solo quando avviene la tragedia, importante in questi casi è la prevenzione e la sensibilizzazione sul tema. Molto attiva in questo ambito, con controlli severi sui propri tesserati, è la delegazione provinciale leccese della Federazione Italiana Gioco calcio guidata da Luana De Mitri. “Una morte, improvvisa come quella del poliziotto, è sempre un triste evento, che shocca e pone degli interrogativi, soprattutto perchè avvenuta su un campo da calcio, durante una partita tra amici, ritenuta momento di svago e divertimento. Bisogna aumentare i controlli a tutti i livelli e intervenire per sensibilizzare gli operatori sportivi, anche non appartenenti alla FIGC, a rispettare le norme di sicurezza, richiedere le certificazioni mediche e introdurre la presenza del defibrillatore secondo legge, che spesso può salvare una vita umana. La Federazione in questo è molto sensibile, ed è attenta alla salute dei propri atleti sia grandi che piccoli” – conclude De Mitri.

A. Taf.

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