Con il termine bullismo s’intende definire un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Solitamente, i ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e dall’altra parte la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo.
Una prima distinzione che si può fare quando si parla di bullismo è quella tra bullismo diretto e indiretto. Nel primo caso, il bullo mette in atto comportamenti aggressivi nei confronti della vittima, mentre nel secondo può provocare in lei disagio e sofferenza sfruttando la rete sociale, ad esempio isolandola e facendola escludere dalle dinamiche di gruppo.
I comportamenti aggressivi, poi, possono essere declinati, come anticipato, in violenze di vario tipo: da quella fisica a quella verbale, passando per quella psicologica.
Con l’esplosione delle tecnologie digitali e dei social, poi, si è sviluppata un’altra forma di bullismo, il cosiddetto cyberbullismo, trasposizione sulla rete del bullismo, caratterizzata da una pervasività infinitamente maggiore e da un tipo di asimmetria tra bullo e vittima che si manifesta soprattutto a livello psicologico.
Il cyberbullo, se possibile, ha una percezione ancora minore delle proprie responsabilità, protetto dall’anonimato garantito dall’essere dietro a uno schermo e dalla distanza fisica dalla vittima.
Infine, è importante menzionare anche il bullismo omofobico, che ha alla base, appunto, l’omofobia. Questo tipo di bullismo colpisce gli studenti considerati non conformi alle tradizionali norme di mascolinità e femminilità, e in particolare coloro che si identificano come lesbiche e gay, bisessuali o transgender (LGBT) o sono percepiti come tali. Questi studenti sono esposti a un maggiore rischio di violenza a scuola rispetto a coloro che rientrano nei tradizionali stereotipi di genere.
PERCHEÉ IL BULLO ASSUME TALI CONDOTTE?
Le radici del bullismo sono intricate e spesso affondano in motivazioni profonde, andando dalla mancanza di controllo degli impulsi a problemi nella gestione della rabbia, passando per sentimenti di gelosia o invidia.
È essenziale tenere a mente che, non di rado, il motore di tale comportamento risiede in un senso di inadeguatezza avvertito dal perpetratore stesso. Il bullo, in realtà, si presenta frequentemente come un individuo fragile, in preda a sofferenze, e il suo agire è spesso una manifestazione di questo stato interiore.
Alcune delle principali motivazioni alla base dei comportamenti dei bulli includono l’affermazione di potere e controllo sociale: i comportamenti violenti possono essere un modo per il bullo di sentirsi potente e avere il controllo della situazione, stabilendo così una forma di dominio social; la gestione di emozioni negative, come rabbia o paura; pressione del gruppo, al fine di conformarsi alle dinamiche sociali circostanti; problemi di autostima e fiducia: il bullo è spesso un ragazzo con bassa autostima e scarsa fiducia in sé stesso; infine, essere stati vittime di bullismo a propria volta, perpetuando il ciclo di violenza.
COME REAGIRE AI BULLI?
Non avere paura, mostrare sicurezza, il potere del bullo deriva dalla fragilità e dalla sottomissione delle vittime. Per evitare di mettere a repentaglio la propria sicurezza, anche se non sempre è facile, un consiglio è quello di mostrarsi sicuri, senza rispondere in maniera aggressiva. La migliore strategia è utilizzare la comunicazione invece di sfidare il bullo, specialmente senza ricorrere alla violenza fisica. Rispondere con freddezza e senza accettare la sfida è il modo più efficace per “smontare” l’aggressività del bullo.
Nella maggior parte dei casi, il potere del bullo si basa sulla sua alleanza con altre persone del gruppo, le quali, per mancanza di empatia o per paura, tendono a non intervenire a favore della vittima o, addirittura, partecipano direttamente alla sua sottomissione. Creare una rete di alleanze con amici, colleghi o professori, se si è studenti, può interrompere il circolo di omertà, rendendo il bullo meno protetto e potente.
Naturalmente, non tutte le situazioni possono essere affrontate individualmente o solo con il supporto degli amici. Nel caso in cui il bullo diventi pericoloso, è indispensabile rivolgersi direttamente ai responsabili della scuola o alle forze dell’ordine.
PREVENZIONE
Per prevenire il bullismo in ambito educativo, è essenziale adottare strategie mirate che agiscano su diversi livelli. La formazione degli insegnanti rappresenta un fondamentale punto di partenza, e deve focalizzarsi sullo sviluppo di abilità comunicative e relazionali. L’approccio docente dovrebbe prioritariamente basarsi sull’ascolto attivo e sull’empatia, contribuendo a creare un clima di fiducia all’interno della comunità scolastica.
La creazione di sportelli d’ascolto, concepiti come spazi dedicati alla prevenzione e alla promozione del benessere, offre ai ragazzi un ambiente in cui possono esprimersi liberamente e trovare supporto. Inoltre, un intervento integrato a livello di classe e corpo docente, mediante progetti educativi e formativi, mira a potenziare le abilità comunicative e relazionali degli studenti, promuovendo una migliore conoscenza di sé stessi.
AFFRONTARE IL BULLISMO IN FAMIGLIA
Per affrontare il bullismo in famiglia, la strada migliore è quella del dialogo e del confronto. È importante parlare con i propri figli per costruire un rapporto di fiducia tale da spingerli ad aprirsi e condividere liberamente eventi vissuti ed emozioni sperimentate. Questo vale sia per i genitori di un bullo che di una vittima. È importante farsi raccontare dai figli cosa è successo, chi erano le persone coinvolte e che ruolo hanno assunto negli eventuali episodi di bullismo. Allo stesso tempo, è necessario cercare di dare voce alle emozioni dei propri figli, provando a elaborarle, discutere sulle conseguenze potenziali dei propri comportamenti, ed educare i figli al rispetto verso gli altri e alla possibilità di gestire i conflitti attraverso la collaborazione.
Non sono da escludere, nei casi più gravi, percorsi psicoterapeutici ad hoc sia per il bullo sia per la vittima di bullismo o terapie di sostegno alla genitorialità, qualora vengano individuate dallo specialista delle criticità nello stile educativo.
Emanuele Ingrosso