“Ho letto con attenzione l’articolo apparso pochi giorni addietro su “ViviCittà” scritto dall’amico Tonino Lauretti, il quale non è nuovo ad iniziative proiettate a suscitare sani e giusti dibattiti su temi in ambito sociale, culturale e politico, come l’ultimo trattato. Se dunque lo scopo è stato quello di aprire un dibattito io sono qua a dire la mia.
Premetto che condivido per diversi tratti quanto sostenuto, anche se ritengo doverosa qualche precisazione. Sono d’accordo che a partire dagli anni “90” molto è cambiato in materia di legislazione degli Enti Locali, per esempio con l’elezione diretta del Sindaco, oppure con la c.d. “Legge Bassanini” che ha separato la funzione di indirizzo politico e controllo dalla funzione prettamente gestionale, la prima di competenza degli organi politi e la seconda di competenza dell’apparato burocratico e dirigenziale dell’Ente. Per quanto riguarda l’elezione diretta del Sindaco è del tutto vero che nell’attuale sistema elettorale egli acquisisce in maniera immediata la rappresentatività dell'ente locale, così apparendo spesso l’attore principale al quale attribuire il merito della vittoria, anche se in gran parte frutto dei singoli candidati che disseminano sul territorio impegno e risorse personali per ottenere consensi utili alla causa.
E’ altrettanto vero che una volta eletto il Sindaco, in virtù del potere che gli deriva dalla legge, nomina gli Assessori e può anche revocarli senza dover rendere conto a nessuno, né a partiti né all’elettorato. Condivido sin qui il pensiero dell’amico Tonino secondo cui oggi il Sindaco è più un Manager che altro, al quale spesso gli viene riconosciuto anche tutto il merito (o demerito) dell’azione amministrativa, spesso, però, frutto anche e soprattutto dell’impegno della Giunta e del Consiglio Comunale.
E’ un sistema quello attuale non perfetto, come tutti i sistemi e leggi, suscettibile di essere migliorato, ma mai perfetto. Non esiste la legge perfetta. Esiste però il buon senso di chi deve applicarla ed interpretarla a tutti i livelli.
Devo però riconoscere che anche il precedente sistema elettorale non era esente da imperfezioni e non proprio giusto e corretto. Infatti, nella precedente disciplina normativa il Sindaco era una sorta di primus inter pares, eletto dal Consiglio con gli Assessori, ed era, in sostanza, con l'intera Giunta, legato agli accordi della maggioranza consiliare, espressione di questa e, nelle forme degenerative che purtroppo negli anni si sono verificate, a volte schiavo della stessa. Le imboscate degli Assessori, appartenenti a correnti diverse da quella del Sindaco o a partiti di coalizione non del tutto in linea con la maggioranza, erano tutt'altro che infrequenti. E comunque il Sindaco doveva rispondere continuamente alla coalizione e alla Giunta, di tutta la sua azione quale capo dell'amministrazione.
La legge 81/1993, ha privilegiato la stabilità governativa, accentrando nella figura del capo dell'amministrazione eletto direttamente i compiti di direzione e controllo dell'azione amministrativa. Ecco perché è il Sindaco, e non più il Consiglio, che nomina gli Assessori, i quali formano una sorta di consiglio politico-amministrativo, uno staff che lo coadiuva, ma non può più tenere le redini del gioco.
Ciò detto, il successo o l’insuccesso dell’attuale sistema dipende comunque e sempre dalla volontà del Sindaco eletto di volta in volta, poiché la legge, da interpretarsi ritengo sempre in maniera elastica e democratica, gli permette ancora di attribuire alla Giunta e all’intero Consiglio Comunale lo spazio e l’importanza che meritano. Mediante l'Assessore per esempio, preposto ad un ramo amministrativo, il Sindaco può esercitare più agevolmente la funzione di indirizzo politico. La preposizione di un Assessore ad un certo ramo di competenze dovrebbe integrare un incarico di trade union, tra Sindaco e macchina amministrativa: ovvero, l'Assessore può e deve avere la funzione di agire (con delega piena) in prima persona per garantire l'indirizzo politico, esercitando il proprio potere di direttiva, controllando tempi e modalità di attuazione di piani e programmi della Giunta e nel rispetto di questi. Così come può e deve recepire istanze e suggerimenti della macchina amministrativa e proporli alla Giunta per l'elaborazione e definizione di nuovi progetti, per correggere il tiro dei programmi, per guardare ai nuovi obiettivi. E’ la legge stessa che attribuisce tale importanza all’Assessore, ove si prevede che gli incarichi dirigenziali possono addirittura essere revocati in caso di inosservanza da parte dei dirigenti delle direttive anche dall'Assessore. La norma in questione, quindi, implicitamente, attribuisce all'Assessore come soggetto autonomo e non più componente di un organo collegiale, un potere specifico, tipico del rapporto di direzione: la direttiva. Ed è un potere talmente forte che la deviazione del dirigente dalle linee proposte dall'Assessore può comportare addirittura una sanzione pesante come la revoca dell'incarico. Questo potere dell'Assessore va, comunque, inquadrato nel corretto piano dei rapporti istituzionali.
Ora, è vero che negli ultimi anni spesso i Sindaci (non mi riferisco solo a Carmiano) hanno interpretato il loro mandato in maniera autoritaria e, mi si consenta, poco partecipata da parte del resto della macchina politico amministrativa, Assessori compresi. Ma il successo o meno di una legge sta sempre nel buon senso di chi la applica e la fa valere. E’ vero che il Sindaco con l’attuale sistema elettorale ha un ruolo di primaria importanza, che lo affranca giustamente dai colpi bassi della maggioranza consiliare cui un tempo era assoggettato, ma è anche vero che esistono gli strumenti legali per attribuire la giusta importanza e competenza a tutto il sistema, Giunta e Consiglio Comunale; dipende solo dalla personalità del singolo e dall’impronta più o meno democratica e partecipata che si vuole dare ad una Amministrazione. Esiste per esempio la possibilità per il Sindaco di attribuire anche al singolo Consigliere Comunale studi su determinate materie, compiti di collaborazione circoscritti all'esame e alla cura di situazioni particolari. In questo senso si è espresso Il TAR Toscana con sentenza n. 1248/04 del 27 aprile 2004 che ha ritenuto che lo statuto (…)” possa prevedere la delegabilità da parte del Sindaco ad un Consigliere di alcune competenze, che non comportino l’adozione di atti a rilevanza esterna e compiti di amministrazione attiva, limitate ad approfondimenti collaborativi per l’esercizio diretto delle predette funzioni da parte del Sindaco che ne è titolare”. In definitiva, come si vede, gli strumenti legali per attribuire a tutti un compito di partecipazione effettiva alla gestione della cosa pubblica esistono, in attuazione di quello “spirito collaborativo” invocato dall’amico Tonino tra la maggioranza, minoranza e Sindaco.
Per rispondere poi sul riferimento alla figura del Sindaco Manager, che ha portato molti imprenditori ad ingerirsi personalmente e direttamente nella gestione della cosa pubblica, a differenza che nel passato in cui si sarebbero limitati a semplici finanziatori dei partiti, ritengo che il sistema della “vecchia repubblica” sia fallito proprio in questo, cioè nel ritenere “normale” il finanziamento ai partiti (illecito), ragion per cui si giunse a “mani pulite”. Certamente questo non andava bene prima e, forse, è più giusto che l’imprenditore si spenda in prima persona e ci metta la faccia. Magari è l’approccio che oggi non va bene e deve cambiare, non potendosi più pensare che la gestione della cosa pubblica sia e possa diventare una cosa da ricchi, una casta. Ciò può essere evitato solo con la onestà intellettuale e l’impegno di ciascuno di noi, singoli e forze sociali comprese, posto che, come innanzi ho detto, la legge pone già a disposizione gli strumenti per una gestione della cosa pubblica democratica e partecipata.
Tuttavia, sono d’accordo che l’argomento sia da approfondire, così, come, concordo che sia oramai giunto il momento che alcune questioni vengano affrontate, senza ingerenza sugli aspetti personali e senza ingerenza su questioni prettamente processuali che riguardano altre sedi. Sono anche d’accordo che sia giunto il momento per incominciare a parlare delle prossime elezioni amministrative, anche se non ritengo ancora sia giunto il momento per fare dei nomi di candidati ad ogni livello e, comunque, penso che si debba sempre dialogare senza pregiudizio e veti.
Raccolgo il monito dell’amico Tonino Lauretti che il futuro di Carmiano e Magliano, è nelle mani di tutti i cittadini, me compreso ovviamente”.
Gianni Erroi