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Sabato, 23 Novembre 2024
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Con il termine bullismo s’intende definire un comportamento aggressivo ripetitivo nei confronti di chi non è in grado di difendersi. Solitamente, i ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e dall’altra parte la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo.
Una prima distinzione che si può fare quando si parla di bullismo è quella tra bullismo diretto e indiretto. Nel primo caso, il bullo mette in atto comportamenti aggressivi nei confronti della vittima, mentre nel secondo può provocare in lei disagio e sofferenza sfruttando la rete sociale, ad esempio isolandola e facendola escludere dalle dinamiche di gruppo.
I comportamenti aggressivi, poi, possono essere declinati, come anticipato, in violenze di vario tipo: da quella fisica a quella verbale, passando per quella psicologica.
Con l’esplosione delle tecnologie digitali e dei social, poi, si è sviluppata un’altra forma di bullismo, il cosiddetto cyberbullismo, trasposizione sulla rete del bullismo, caratterizzata da una pervasività infinitamente maggiore e da un tipo di asimmetria tra bullo e vittima che si manifesta soprattutto a livello psicologico.
Il cyberbullo, se possibile, ha una percezione ancora minore delle proprie responsabilità, protetto dall’anonimato garantito dall’essere dietro a uno schermo e dalla distanza fisica dalla vittima.
Infine, è importante menzionare anche il bullismo omofobico, che ha alla base, appunto, l’omofobia. Questo tipo di bullismo colpisce gli studenti considerati non conformi alle tradizionali norme di mascolinità e femminilità, e in particolare coloro che si identificano come lesbiche e gay, bisessuali o transgender (LGBT) o sono percepiti come tali. Questi studenti sono esposti a un maggiore rischio di violenza a scuola rispetto a coloro che rientrano nei tradizionali stereotipi di genere.
PERCHEÉ IL BULLO ASSUME TALI CONDOTTE?
Le radici del bullismo sono intricate e spesso affondano in motivazioni profonde, andando dalla mancanza di controllo degli impulsi a problemi nella gestione della rabbia, passando per sentimenti di gelosia o invidia.
È essenziale tenere a mente che, non di rado, il motore di tale comportamento risiede in un senso di inadeguatezza avvertito dal perpetratore stesso. Il bullo, in realtà, si presenta frequentemente come un individuo fragile, in preda a sofferenze, e il suo agire è spesso una manifestazione di questo stato interiore.
Alcune delle principali motivazioni alla base dei comportamenti dei bulli includono l’affermazione di potere e controllo sociale: i comportamenti violenti possono essere un modo per il bullo di sentirsi potente e avere il controllo della situazione, stabilendo così una forma di dominio social; la gestione di emozioni negative, come rabbia o paura; pressione del gruppo, al fine di conformarsi alle dinamiche sociali circostanti; problemi di autostima e fiducia: il bullo è spesso un ragazzo con bassa autostima e scarsa fiducia in sé stesso; infine, essere stati vittime di bullismo a propria volta, perpetuando il ciclo di violenza.
COME REAGIRE AI BULLI?
Non avere paura, mostrare sicurezza, il potere del bullo deriva dalla fragilità e dalla sottomissione delle vittime. Per evitare di mettere a repentaglio la propria sicurezza, anche se non sempre è facile, un consiglio è quello di mostrarsi sicuri, senza rispondere in maniera aggressiva. La migliore strategia è utilizzare la comunicazione invece di sfidare il bullo, specialmente senza ricorrere alla violenza fisica. Rispondere con freddezza e senza accettare la sfida è il modo più efficace per “smontare” l’aggressività del bullo.
Nella maggior parte dei casi, il potere del bullo si basa sulla sua alleanza con altre persone del gruppo, le quali, per mancanza di empatia o per paura, tendono a non intervenire a favore della vittima o, addirittura, partecipano direttamente alla sua sottomissione. Creare una rete di alleanze con amici, colleghi o professori, se si è studenti, può interrompere il circolo di omertà, rendendo il bullo meno protetto e potente.
Naturalmente, non tutte le situazioni possono essere affrontate individualmente o solo con il supporto degli amici. Nel caso in cui il bullo diventi pericoloso, è indispensabile rivolgersi direttamente ai responsabili della scuola o alle forze dell’ordine.
PREVENZIONE
Per prevenire il bullismo in ambito educativo, è essenziale adottare strategie mirate che agiscano su diversi livelli. La formazione degli insegnanti rappresenta un fondamentale punto di partenza, e deve focalizzarsi sullo sviluppo di abilità comunicative e relazionali. L’approccio docente dovrebbe prioritariamente basarsi sull’ascolto attivo e sull’empatia, contribuendo a creare un clima di fiducia all’interno della comunità scolastica.
La creazione di sportelli d’ascolto, concepiti come spazi dedicati alla prevenzione e alla promozione del benessere, offre ai ragazzi un ambiente in cui possono esprimersi liberamente e trovare supporto. Inoltre, un intervento integrato a livello di classe e corpo docente, mediante progetti educativi e formativi, mira a potenziare le abilità comunicative e relazionali degli studenti, promuovendo una migliore conoscenza di sé stessi.
AFFRONTARE IL BULLISMO IN FAMIGLIA
Per affrontare il bullismo in famiglia, la strada migliore è quella del dialogo e del confronto. È importante parlare con i propri figli per costruire un rapporto di fiducia tale da spingerli ad aprirsi e condividere liberamente eventi vissuti ed emozioni sperimentate. Questo vale sia per i genitori di un bullo che di una vittima. È importante farsi raccontare dai figli cosa è successo, chi erano le persone coinvolte e che ruolo hanno assunto negli eventuali episodi di bullismo. Allo stesso tempo, è necessario cercare di dare voce alle emozioni dei propri figli, provando a elaborarle, discutere sulle conseguenze potenziali dei propri comportamenti, ed educare i figli al rispetto verso gli altri e alla possibilità di gestire i conflitti attraverso la collaborazione. 
Non sono da escludere, nei casi più gravi, percorsi psicoterapeutici ad hoc sia per il bullo sia per la vittima di bullismo o terapie di sostegno alla genitorialità, qualora vengano individuate dallo specialista delle criticità nello stile educativo.
Emanuele Ingrosso
Published in Attualità
Sabato 24 febbraio 2024 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la Legge di delegazione europea che contiene, all'articolo 4, la delega al governo a modificare il codice di procedura penale prevedendo “…il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare...”.
La norma, ribattezzata “legge bavaglio”, molto criticata dai giornalisti che metterà il bavaglio alla stampa, secondo il Governo, tale norma serve a dare attuazione alla direttiva sulla presunzione di innocenza, allineandosi così alla legge di delegazione europea – legge che ogni anno serve a recepire le direttive di Bruxelles. 
 
Vediamo nel particolare di cosa si tratta. Dal 2017 a questa norma è stata applicata un’eccezione: l’ordinanza di custodia cautelare, cioè l’atto firmato dal giudice delle indagini preliminari in cui si illustrano le ragioni che lo hanno indotto a ordinare l’arresto di un indagato su richiesta del pubblico ministero, può essere pubblicata anche letteralmente, e non solo “nel contenuto” (cioè attraverso un riassunto), una volta che è stata eseguita, in pratica, dopo che l’indagato e il suo difensore ne siano venuti a conoscenza. Una modifica introdotta dall’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando, per ragioni di trasparenza e chiarezza, basata sul principio che è meglio riprodurre il ragionamento del giudice e le prove a suo sostegno anziché la sintesi di terzi. Con questa nuova norma è arrivata la stretta per i giornali.
La norma delega il governo a “modificare l'articolo 114 del codice di procedura penale prevedendo, nel rispetto dell'articolo 21 della Costituzione e in attuazione dei principi e diritti sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, il divieto di pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell'udienza preliminare in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016”.
In pratica non sarà possibile pubblicare né l’integrale, né estratti dell'ordinanza di custodia cautelare.  I cittadini dunque, finché non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell'udienza preliminare, non potranno più essere informati su alcuni dettagli rilevanti, dal momento che nel testo dell'ordinanza figurano in genere arresti, interrogatori, intercettazioni, e perquisizioni disposte dall’Autorità Giudiziaria. In pratica tutta la cronistoria di un caso giudiziario.
Si tratta di un cambiamento storico che avrà un impatto sul racconto delle vicende giudiziarie da parte dei media? 
Lo vedremo con il passare del tempo visto la battaglia intrapresa dalle varie associazioni che confidano in una petizione presso l’Unione Europea, la quale sarà chiamata a esaminare la “legge bavaglio” introdotta in Italia e valutare la compatibilità con i principi europei di libertà di stampa e di informazione.
Emanuele Ingrosso
Published in Rubriche
Tra le truffe più classiche possiamo trovare quelle fatte di casa in casa. I malviventi, spacciandosi per dipendenti dell’INPS, impiegati bancari e del locale ufficio postale, tecnici del gas, della luce o addirittura per pubblici ufficiali, si fanno aprire dalle loro vittime per poi derubarle, e in alcuni casi aggredendole lasciandole prive di sensi in casa.
Ci siamo sentiti in dovere di scrivere questo articolo, non semplicemente per riportare la notizia di una singola truffa, ma per cercare di sensibilizzare sia le persone anziane che le loro famiglie, su questo serio problema.
 
Esaminiamo le varie tipologie di truffe:
Truffe telefoniche anziani
Se venite contattati telefonicamente perché un vostro parente o amico si trova in difficoltà, oppure è rimasto coinvolto in un sinistro stradale, o addirittura arrestato delle Forze dell’Ordine, e vi viene chiesta una somma di denaro per aiutarlo, contattate la stessa persona su un recapito telefonico già in vostro possesso. Molto spesso, infatti, dietro queste richieste si celano malintenzionati pronti a fingersi persone volenterose incaricate di consegnare una somma di denaro che non arriverà mai a destinazione!
Prelievo di denaro sospetto.   
Succede spesso che una persona anziana, poco dopo aver prelevato la pensione, venga fermata o raggiunta a casa da qualcuno che si presenta come un dipendente bancario o dell ufficio postale , per verificare il numero di serie delle banconote appena ritirate. Diffidate di chiunque si avvicini con questo pretesto: nessun impiegato vi cercherà mai a casa o vi fermerà per strada. Piuttosto contattate la vostra Banca!
Truffa del pacco postale
È arrivato un pacco che non aspettavate? Non ritirate nulla e non consegnate denaro a nessuno, se i destinatari non vi hanno prima avvisato.
Il classico “controllo” a domicilio.
Numerose aziende che si occupano di utenze come luce e gas preannunciano il loro arrivo tramite avvisi condominiali. In assenza di appuntamenti segnalati, non aprite a nessun incaricato, soprattutto se sprovvisto di tesserino identificativo.
Truffe 2.0.
In una realtà sempre più tecnologica, sono sempre di più gli anziani che utilizzano la Rete per informarsi. Il Web, tuttavia, può rappresentare un’arma a doppio taglio. Prestate dunque attenzione a comunicazioni e link che vi chiedono dati riservati, in particolar modo quelli bancari. Attenzione, inoltre, anche alle e-mail sospette e alle celebri catene di S. Antonio: non apritele ed eliminatele immediatamente.
 
COME DIFENDERSI?
 
Non aprite la porta di casa a sconosciuti anche se vestono un'uniforme o dichiarano di essere dipendenti di aziende di pubblica utilità. Verificate sempre con una telefonata da quale servizio sono stati mandati gli operai che bussano alla vostra porta e per quali motivi. Se non ricevete rassicurazioni non aprite per nessun motivo. Ricordate che nessun Ente manda personale a casa per il pagamento delle bollette, per rimborsi o per sostituire banconote false date erroneamente.
Quando fate operazioni di prelievo o versamento in banca o in un ufficio postale, possibilmente fatevi accompagnare, soprattutto nei giorni in cui vengono pagate le pensioni o in quelli di scadenze generalizzate.
Non fermatevi mai per strada per dare ascolto a chi vi offre facili guadagni o a chi vi chiede di poter controllare i vostri soldi o il vostro libretto della pensione anche se chi vi ferma e vi vuole parlare è una persona distinta e dai modi affabili.
Fate attenzione a improvvise manifestazioni di affetto da parte di estranei, siano essi uomini o giovani donne che cercano di abbracciarvi. L'intento è di derubarvi di quanto avete indosso.
Se avete il dubbio di essere osservati fermatevi all'interno della banca o dell'ufficio postale e parlatene con gli impiegati o con chi effettua il servizio di vigilanza. Se questo dubbio vi assale per strada entrate in un negozio in alternativa cercate le Forze dell’Ordine  o una compagnia.
Quando utilizzate il bancomat, fatelo con prudenza: evitate di operare se vi sentite osservati.
Un altro elemento importante e utile per prevenire le truffe è cercare di creare nel vicinato uno spirito di reciproco sostegno, segnalando e invitando a segnalare movimenti o persone sospette. Ma il consiglio più importante che possiamo darvi è questo: chiamate sempre le Forze dell’Ordine al numero 112 sia per un dubbio o perché non vi sentiate al sicuro.
 
Emanuele Ingrosso
 
Published in Attualità
Si configura il reato di stalking ex art. 612 bis del codice penale quando un soggetto pone in essere una condotta reiteratamente molesta o vessatoria ai danni della vittima. La minaccia o la molestia rappresentano le modalità attraverso cui il reato si realizza ma ciò non è sufficiente: l’art. 612-bis c.p. richiede che siano ripetute nel tempo. Il reato di stalking ex art. 612 bis cp, infatti, si configura solo se, per effetto delle minacce o delle molestie, la vittima è costretta a vivere in una perenne condizione di perturbamento emotivo oppure è costretta a cambiare il proprio stile di vita. 
Esistono molteplici e differenti profili dello stalker:
- stalker "risentito", è il profilo più tipico documentato in letteratura. In genere, si tratta un ex partner che vuole vendicarsi per la rottura della relazione, a suo avviso immotivata o comunque ingiusta. Lo stalker "risentito" vuole danneggiare e fare soffrire la vittima (ossia l'ex partner), svilendone l'immagine, rovinando oggetti di sua proprietà o arrivando ad attacchi diretti verbali o fisici.
- stalker "bisognoso d'affetto", in genere, presenta specifici deficit affettivi o una fragilità psicoemotiva che lo inducono ad attribuire un'importanza eccessiva alle manifestazioni empatiche e agli atteggiamenti di accoglienza e gentilezza delle persone con le quali interagisce più da vicino, interpretandole come il segno di un interesse affettivo/sessuale.
- il “corteggiatore incompetente" è il profilo tipico dello stalker che si può incontrare tra i colleghi di lavoro, tra i compagni di scuola/università, tra i vicini di casa o tra le persone conosciute superficialmente, nelle situazioni più diverse. Questo tipo di stalker è, spesso, impulsivo e assillante nella fase iniziale, ma meno determinato nel tempo e, in assenza del riscontro atteso, tende a stancarsi abbastanza in fretta.
- lo stalker "respinto" può essere un conoscente con il quale non si è voluta intraprendere una relazione sentimentale oppure ex partner di cui si sia rifiutato l'invito a recuperare la relazione.
- il "predatore" che può rivelarsi particolarmente pericoloso. Il suo scopo primario è riuscire ad avere rapporti sessuali con la vittima. La vittima può essere pedinata, inseguita e spaventata in vario modo, per farla sentire in pericolo ed esercitare su di essa un potere che genera esaltazione/eccitazione.
Ecco una serie di consigli utili su come affrontare la situazione e difendersi dallo stalking.
Il primo ed efficace passo per difendersi dallo Stalking è la presentazione al Questore della richiesta di ammonimento nei confronti dell’autore delle condotte assillanti e persecutorie. Il Questore dopo aver ricevuto la richiesta, avvierà una breve attività istruttoria al termine della quale avviserà il soggetto dell’inizio del procedimento ammonitorio a suo carico. 
Nel caso la vittima non voglia attendere le tempistiche dell’ammonimento, può sporgere direttamente la querela contro la persona che la perseguita, sia se ne conosce le generalità sia se non le conosce. La querela è l’atto con il quale la persona offesa chiede espressamente la punizione del colpevole, con riserva di costituzione di parte civile nel procedimento penale, al fine di chiedere il risarcimento dei danni morali e materiali patiti e subiti.
Per capire come denunciare per stalking è importante seguire i seguenti passi: bisogna documentare il più possibile quanto accade, quindi registrare audio, video e quant’altro occorra, non cancellare mai i messaggi sia sms che whatsapp, tenere il telefono intatto a disposizione dell’autorità giudiziaria. Anche gli screenshot costituiscono prova in mancanza d’altro. 
Allertare il numero unico emergenza 112 nei casi di pericolo per l’incolumità personale/altrui.
Dopo la raccolta delle prove, nel senso della documentazione multimediale e cartacea delle condotte persecutorie, recarsi presso un ufficio delle Forze dell’Ordine o presso un difensore di fiducia per proporre la querela.
Chiunque voglia informazioni su come affrontare o segnalare una situazione di violenza può rivolgersi gratuitamente al numero verde 1522, attivo 24 ore su 24, accessibile sia da rete fissa che da cellulare in tutta Italia. Le operatrici parlano italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Il 1522 accoglie, con assoluta garanzia di anonimato, le richieste di aiuto e di sostegno in caso di molestie, stalking e ogni tipo di violenza fisica, psicologica, economica, in casa, al lavoro o in qualsiasi altro luogo pubblico o privato. Offre sostegno psicologico e giuridico, informazioni, consigli.
 
Emanuele Ingrosso
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Partiamo da una riflessione: la tragica vicenda della giovane Giulia Cecchetin, che ha destato molto scalpore nell’opinione pubblica sia per le modalità con cui è stato commesso il crimine, sia per la giovane età della vittima. Ma la lista inizia nel gennaio 2023 con Giulia Donato, arrivando a oggi con una macabra lista di oltre cento donne. E gli anni passati non sono da meno. Le donne uccise per mano di un uomo che avevano lasciato o volevano lasciare non diminuisce.
Ora le norme di questo nuovo Codice Rosso sono entrate in vigore e la speranza è che in qualche modo siano in grado di fermare questa strage, questa scia di sangue che ha le sue radici in una assurda e antistorica cultura patriarcale che non contempla per la donna nessuna emancipazione dai ruoli prescritti da una società maschilista e che si traduce troppo spesso in atti di violenza psicologica o fisica. 
L’argomento è molto complesso, cerchiamo di comprendere meglio quali sono le nuove disposizioni.
La legge in Italia sul femminicidio chiama in causa anche la normativa sul Codice Rosso, disciplinata dalla legge n. 69 del 19 luglio 2019. Introdotta contro la violenza di genere, prevede nuove misure come la procedura di emergenza nei casi di violenza domestica, stalking e maltrattamenti familiari.
Il nuovo provvedimento, legge n. 168 del 24 novembre 2023, “Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica”, emessa dopo il clamore della vicenda di Giulia Cecchetin, è composto da 19 articoli, è diretto soprattutto alla prevenzione per evitare che i cosiddetti “reati spia” possano poi degenerare in fatti più gravi. E infatti l’inasprimento riguarda soprattutto chi è già stato destinatario dell’ammonimento e ricade nella stessa condotta, i cosiddetti recidivi. 
L’intento è quello di rendere più veloci le valutazioni preventive sui rischi che corrono le potenziali vittime di femminicidio o di reati di violenza, rendere più efficaci le azioni di protezione preventiva, rafforzare le misure contro la reiterazione dei reati a danno delle donne e la recidiva, migliorare la tutela complessiva delle vittime di violenza.
Tra le numerose disposizioni, consultabili facilmente sul web, si segnala la previsione dell’arresto in flagranza differita per chi viene individuato, in modo inequivocabile e sulla base di documentazione video-fotografica o che derivi da applicazioni informatiche o telematiche, quale autore di una condotta di violazione dei provvedimenti di allontanamento e del divieto di avvicinamento, maltrattamenti in famiglia e atti persecutori. L’art. 12 prevede, invece, tra l’altro, che con il provvedimento che impone il divieto di avvicinamento viene disposta anche l’applicazione della modalità di controllo del braccialetto elettronico, con eventuale previsione di una misura più grave, qualora l’imputato neghi il proprio consenso. In caso di manomissione del braccialetto elettronico, viene anche disposta la misura cautelare in carcere. Il contravventore ai divieti, agli obblighi e alle prescrizioni conseguenti all’applicazione delle misure previste è punito con la reclusione da uno a cinque anni e l’arresto è consentito anche fuori dei casi di flagranza. 
Dopo una breve analisi, possiamo concludere rilevando che la legge in questione costituisce certamente un passo in avanti per il contrasto dell’odioso fenomeno di cui trattasi.
Il fenomeno della violenza di genere ha nel nostro Paese consolidate radici culturali e psicologiche che potranno essere estirpate o quantomeno ridotte, solo con una forte azione sinergica posta in essere da parte di tutti i settori della società civile e che deve trovare il suo fulcro nelle scuole e, quindi, nella formazione dei nostri giovani mediante campagne informative negli istituti, nel mondo dello sport, come già sta avvenendo, prevedendo un’educazione alla legalità, problematica strettamente connessa a quella della violenza di genere e indispensabile per contrastare anche il fenomeno della delinquenza minorile.  
Emanuele Ingrosso
Published in Attualità
L’email è lo strumento di comunicazione maggiormente utilizzato dalle aziende di tutto il mondo.
Proprio per questo è anche quello più usato dai cyber criminali per compiere attacchi e nefandezze varie.
Le email inviate nelle truffe di tipo Business Email Compromise (BEC), spingono le vittime a inviare denaro — a volte per cifre di centinaia di migliaia di euro per un singolo bonifico — o a divulgare informazioni aziendali o personali riservate. All’apparenza, sembrano provenire da un dirigente di alto livello, o direttamente dalla direzione di un’azienda, e raccomandano alla vittima di mantenere la comunicazione confidenziale.
Ma come funzionano? Proviamo ad immaginare questa situazione: in azienda arriva un’email in cui un tuo fornitore scrive per comunicarti che l’IBAN a cui di solito gli invii i bonifici bancari è cambiato.
La Bec fraud è una frode informatica che sfrutta la manipolazione e la compromissione dell’email aziendale.
In una Bec Fraud i truffatori possono utilizzare indirizzi email che somigliano a quelli di aziende o organizzazioni o, in certi casi, gli account di posta elettronica effettivi ottenuti ad esempio tramite email di phishing, link pericolosi, o acquistati sul dark web, per inviare messaggi in cui si fingono un dipendente o un rappresentante dell’azienda.
L’obiettivo? Convincere il destinatario del messaggio a compiere un’azione dannosa, come ad esempio effettuare un pagamento a favore di un fornitore fittizio o condividere informazioni riservate come dati bancari o numeri di carta di credito. Riconoscere una Bec Fraud può essere difficile in quanto gli attacchi sono spesso mirati e ben studiati. Tuttavia, come abbiamo assimilato già nel caso delle altre frodi, ci sono alcuni accorgimenti da tenere presente:
analizza attentamente l’indirizzo email del mittente: gli hacker spesso creano indirizzi email simili a quelli di dipendenti o fornitori dell’azienda, ma con qualche variazione: che si tratti di una lettera maiuscola, di una virgola, un punto o un trattino basso, fai attenzione!
verifica se il contenuto del messaggio è coerente con le normali pratiche dell’azienda e fai attenzione a eventuali errori di grammatica o di ortografia.
presta attenzione ai messaggi che ti chiedono di compiere un’azione con urgenza: come ormai sappiamo, gli hacker spesso utilizzano questa tecnica per indurre la vittima a prendere decisioni affrettate.
verifica il destinatario ovvero che il messaggio sia destinato proprio a te o a un collega dell’azienda e non a un indirizzo email generico.
non effettuare mai pagamenti su coordinate ricevute via email senza aver prima contattato il mittente telefonando ad un numero già conosciuto (non quello eventualmente indicato nella mail).
Se sospetti di essere stato vittima di una Bec Fraud, la prima cosa da fare è isolare l’account di posta elettronica compromesso. Se sospetti che il tuo account di posta elettronica sia stato violato, disconnettiti immediatamente e cambia le password di tutti gli account associati. Se malauguratamente hai fornito informazioni riservate (ad esempio informazioni di accesso o dati finanziari) contatta immediatamente la tua banca o il tuo fornitore di servizi di pagamento per informarli della situazione e richiedere assistenza. Infine, fai una denuncia alle autorità competenti.
Un consiglio pratico…evita di condividere informazioni riservate o di effettuare pagamenti senza aver prima verificato attentamente l’autenticità del messaggio.
 
Emanuele Ingrosso
Published in Attualità
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