“Bar dello sport – parola al tifoso”
In passato, il Lecce aveva un calciatore di grande talento e "garra" in grado di risolvere le partite: si chiamava Ernesto Chevanton. Oggi possiamo parlare di degno erede: quell'erede è Pablo Rodriguez. Lo spagnolo è un concentrato di emozione: entra, spacca la partita, segna un goal fantastico e trascina il Lecce. Nonostante tutto. Si perché l'impressione è quella che si tratti della classica "vittoria di Pirro", in tutti i sensi: il Lecce non convince in nulla. Il 4-3-3 si dimostra modulo deleterio per le caratteristiche dei nostri calciatori: non mette in risalto le qualità e fa emergere invece quelli che sono i difetti. Calabresi è l'unico a spingere, Gallo è il fantasma di se stesso: inconcludente, presuntuoso, imbarazzante a tratti (vedasi l'assist a Corazza). Gli esterni offensivi si dimostrano particolarmente evanescenti: Olivieri è nullo, Di Mariano corre tantissimo ma non riesce mai a rendersi pericoloso. Troppo bassi e arretrati per fare il loro: puntare, dribblare, calciare. E qui le colpe inevitabilmente ricadono sul tecnico.
Su Lucioni poi non ci sono altri aggettivi: ha esaurito tutti i bonus a disposizione. L'età si fa sentire e dell'atletico difensore ammirato con Liverani due anni fa, restano le ceneri: vedere per credere il gol del vantaggio dell'Alessandria. Coda è isolato, come sempre: Gargiulo non lo supporta a dovere. A Benevento il centrocampista ha dimostrato buone doti di inserimento e di supporto, oggi completamente accantonate. Il bomber trova maggior confidenza ed un gol fondamentale, solo nel finale quando il tecnico decide di passare (e finalmente) al 4-4-2: Rodriguez inspiegabilmente lasciato in panchina contro il Benevento, viene fatto entrare sul 2-1, nella disperazione generale. Lo spagnolo ci mette poco a far vedere di che pasta è fatto (e su questo non avevamo dubbi): procura l'espulsione, all'85esimo con un'invenzione centra il 2-2. Ma soprattutto permette a Coda di essere più a suo agio: Paganini e Di Mariano fanno i quarti di centrocampo. Si inseriscono bene, soprattutto il numero 10, ottimamente supportati da Barreca e Calabresi: il Lecce è molto più pericoloso e alla fine la vince in mischia al 96esimo grazie a Coda.
Baroni salva la panchina e la faccia: l'auspicio è che questa vittoria possa far crescere il gruppo, cementificarlo. E che allo stesso tempo possa dare una sveglia al mister: si spera che allo stesso modo in cui dichiarava giorni fa di aver perso tempo con Hjulmand (come detto in conferenza), abbia finalmente capito che Rodriguez deve giocare sempre e che il modulo aziendalista voluto dall'alto è da accantonare a tutti i costi. E magari dopo quattro mesi non sarebbe neanche male. Il turno infrasettimanale svelerà l'arcano.
Up Rodriguez, Calabresi, Di Mariano
Down Gallo, Lucioni, Gargiulo
Emanuele Spagnolo